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Aggiornato: 1 giugno 2025


E sarebbe finita; non avrebbe più saputo aprir bocca! Contrariamente a quel ch'egli si aspettava, la nonna non si oppose che andasse via col burattinaio. Ve lo raccomando come un figlio! È un povero orfanello. Non dubitate, le rispose la moglie di don Carmelo: È buono, si fa voler bene.

Paolo Herz è libero. Egli ha perduto sua madre, essendo ancora giovanissimo: un orfanello di sedici anni. Dopo nove anni, avendone Paolo venticinque, gli è morto il padre. Da undici anni, quindi, egli è solo, nella vita: ha lontani parenti, che poco conosce e non vede mai; ha qualche amico buono, ma l'amicizia loro non è profonda, esclusiva. Egli ha amato più sua madre che suo padre, mentre è stato amato moltissimo da ambedue, come figliuolo unico. La morte di sua madre, sparita assai giovane e bella, ha colpito l'adolescenza di Paolo, di un dolor folle, con lunghe crisi nervose e intervalli paurosi di stupefazione, in cui è parso naufragasse la sua salute e, forse, la sua ragione: suo padre ha dovuto condurlo a fare un lunghissimo viaggio, di due anni, nei paesi più lontani: ma il figliuolo, calmato l'impeto angoscioso, ha conservato un rimpianto inconsolabile, la nostalgia di quel fido seno materno su cui appoggiava così volentieri il capo. A Paolo Herz è restato, dall'adorazione per sua madre, una invincibile inclinazione a tutte le delicatezze muliebri, un bisogno di tenerezza quasi morboso, un desiderio di blande e innocenti carezze, una necessit

E un mese di poi, era ancora lui che, venuto a Milano, e passato apposta a ritrovarmi, mi diceva, ben me 'l ricordo: Ho speranza di farvi saper qualche cosa del vostro infelice orfanello; ho raccolte le più piccole circostanze, che mi danno non so quale conghiettura più fondata di ciò che avvenne di lui; ve ne scriverò al più presto.

Alle lagrime dell’esule corrisposero da lontano le lagrime dei parenti, privi del conforto di stringere fra le loro braccia affettuose il povero orfanello e il padre desolato. Così l’esilio colpisce sempre da due parti; tanto chi resta, che chi si allontana soffre egualmente, senza il sollievo del reciproco conforto, senza l’amara consolazione di piangere assieme.

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