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Per buona ventura lui non colse, chè lo avrebbe fesso pel mezzo; ma dette in pieno nel tronco dello alloro presso il quale si trattenevano gli amanti, e lo recise non altrimenti che un giunco si fosse; rovinò il legno, e cadendo percosse, e disgiunse le mani per cui Guido e Beatrice stavano uniti. Infausto auspicio di amore sventurato!

"No, io non lo temo (rispose Gabriele straziato dal di lei crescente affanno); tutto anzi mi fa sperare, e specialmente la forza delle vostre preghiere...". Ma non potendo mentire al tremendo presentimento che l'ingombrava, strinse a lei fortemente la destra, e coll'accento d'un'angoscia disperata soggiunse: "Ma se mai fosse..? se una spada, un colpo nemico... se io non dovessi insomma far più ritorno a voi?.. vi ricorderete di me? pronuncerete soventi il nome di Gabriele, di quel Gabriele che non sapeva vivere che per voi sola?" Si rizzarono pel terrore a Rina le chiome, e "Oh cielo, gridò, non abbandonarmi! Gabriele, uccidimi piuttosto che dir così". E cadendo con, ambe le ginocchia a terra, esclamò: "Santa Vergine, se questa è l'ultima volta che io lo debbo vedere, fate che prima ch'ei parta io rimanga qui morta". S'alzò, e nel delirio dell'ambascia e dell'amore si slanciò ad abbracciarlo, abbandonandosi colla persona sul petto di lui quasi svenuta: Gabriele mirando lei posare la smarrita faccia sul suo corsaletto d'acciaio, piegò ver quella con trasporto il capo e... il rimbombo d'un colpo di cannone li fece trasalire. Rina rilevatasi corse incontro alla madre che in quel mentre rientrava, frettolosamente nella stanza con Falco che disse: "Presto partiamo: hanno dato l'ultimo segno, è d'uopo affrettarci se non vogliamo essere in ritardo a salire le navi e farci rimproverare dal signor Castellano". Gabriele ripose in capo l'elmetto, si ravvolse nel mantello, pronunciò un addio, altro vide udì col

Vitaliana squadrò suo cugino di uno sguardo freddo, severo, disdegnoso, e disse: Fate chiamare la mia gente. Vitaliana... sclamò Adriano, cadendo in ginocchio. Conte d'Alleux, siete aspettato su osservò la duchessa, ed uscì. Il suo lacchè l'attendeva nel corridoio. Una spiega che finisce in una dichiarazione di guerra. Adriano si presentò in casa di sua cugina alle otto del mattino.

Frasi! frasi!.... Veniamo ai fatti! disse Emilio, che si slanciò verso di lei per afferrarla. Ella, smarrita, spaventata, si diede a fuggire per la stanza; ed egli a rincorrerla coll'accanimento d'un segugio dietro la preda. A un tratto l'idea venne a Matilde di salvarsi per la finestra. Avesse anche dovuto uccidersi cadendo, si sarebbe ad ogni modo sottratta a quello scellerato.

Per sua mala sorte presso c'era un carretto delle merci, e il giovane vi urtò in malo modo, cadendo. Sanguinava. Il facchino accorse e lo rizzò a stento. Fu condotto al pozzo: rimase un po', fra un secchio d'acqua e un asciugamano. La caserma dei carabinieri? dov'è la caserma dei carabinieri? domandava angosciosamente. Gli fu indicata. Due chilometri di distanza.

Chi combatte cogli spiriti Grida, impreca e il braccio ruota; Altri, al suol cadendo supplice, Resta in estasi devota; Poi proteste, insulti ed ire!... "Io son savio!... Voglio uscire! "Scellerati!... Al cenno mio "Ubbidite!... Io sono Iddio!..."

Duecento serpentelli di bronzo stillano dalle fauci una pioggia fosforescente; lagrime di fuoco, che cadendo nella sottoposta piscina, formano l'onda letale destinata a dissolvere il suicida .

che in observanzia, in luogo e in modo, quella è piú perfecta, e questa è meno perfecta: quella è piú sicura, e, cadendo, è piú acto a rilevarsi perché ha piú aiuto; e questa è piú dubbiosa e meno sicura, e piú acto, s'egli viene caduto, a voltare il capo a dietro, perché non si sente legato per voto facto in professione, come sta il relegioso prima che sia professo, che infino alla professione si può partire, ma poi no.

Il giovine che, quella mattina, stava a contemplare il nascer del sole, era Damiano. Alcune stille di rugiada, cadendo sopra di lui dalle nodose braccia dell'albero a cui s'appoggiava, non lo riscotevano dalla sua muta contemplazione: la serenit

In un vasetto d’argento, fra l’orologio ed il portacenere, due lunghi rami di tuberose fiorivano da un mazzo di gelsomini; qualche petalo s’era sfogliato; cadendo, affondava bianchissimo nella pelliccia d’orso nero. Avrei voluto dirle una parola d’amore, qualche bella parola d’amore, che inutilmente cercai. E tacendo guardavo le sue mani.