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Aggiornato: 31 maggio 2025
Il treno 105 era realmente partito, ma la bufera che imperversava sgomentò il macchinista, il quale credette opportuno di retrocedere e ripararsi sotto la tettoia. Vi si trovava da pochi minuti quando con maraviglia universale giunse il treno 44. Non accadde uno scontro nella stazione perchè il convoglio 105 si trovava sul binario di scambio.
ARIEL, spirito aereo. Altri spiriti al servizio di Prospero. La scena è a bordo di una nave sul mare, poi in un'isola disabitata. A bordo di una nave, sul mare. Una bufera con tuoni e fulmini. Entrano il PADRONE della nave e il QUARTIERMASTRO. Mastro.... Eccomi, Padrone: che c'è? Bene. Parla ai marinari e manovrate alla spiccia: altrimenti andiamo tutti a fondo. Presto! presto! Exit.
«Sfilano davanti a noi numerosi paesaggi. Colli verdi ed ameni, montagne brulle e nevose; cieli limpidi e sereni, cieli plumbei corsi da nubi scapigliate; distese d'acque calme, azzurrine, ridenti; acque sconvolte dalla bufera, il lago nero e imbronciato. E poi aurore, meriggi infocati nelle solitudini dei campi, tramonti. Una variet
La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtu` divina. Intesi ch'a cosi` fatto tormento enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento.
«Codesto pensavo, poi ripensavo il suo bacio, poi guardavo la mia mano per vedere se fosse realmente la bella mano candida, o se gli preparasse una delusione. Dove poi? Quando? Io non ne sapevo nulla. Ma chi può dire da quanto tempo ha cominciato ad abbozzarsi nel nostro pensiero un errore prima che una circostanza futile, o una catastrofe, uno zeffiro o una bufera, lo spingano nella realt
Non erano riverenze, nè ondeggiamenti della persona non passi corretti di scuola, nè figure predisposte ad arte, ma non so quali genuflessioni adoranti e rovesciamenti come di giunco assalito dalla bufera e procaci profferte e dinieghi cupidi ed abbandoni d’amore. Nella sala stagnava il silenzio ansioso di un’imminente catastrofe.
A mano a mano era tutto un turbinìo confuso, violento, di falde di neve sotto il cielo bigio.... A mano a mano sparivano l'orto, il "Gigantesso" le montagne sotto quella neve, dietro tutta quella neve, quella bufera di neve. Una fila di corvi attraversò pesantemente la caligine bianca, incalzante, rammulinante, muta.... fu l'ultimo segno di vita.
Anselmo sentiva a prova tutte le angosce che la stringevano, e a maniera ch'ella ripigliavasi, sorgeva a ristorarlo la speranza, per cader tosto in una miserrima disperazione: la sua anima era un deserto di arena in cui spira la bufera, dove invano piove la rugiada, dove invano un'erba pone radice.
Ma egli giudicava quei malumori con la presunzione di un esperto conoscitore di donne, sorridendo e aspettando che la bufera si calmasse. Era ben lungi dall'imaginare che proprio quel giorno, otto maggio, qualche cosa di terribile e d'irreparabile doveva avvenire nella vita di Loredana.
Intanto l'acqua cadeva ancora a rovescioni e la smorta luce della lampada quasi sentisse ribrezzo della bufera dei colli pareva dileguasse e svanisse. Il duca e Cipriano, seduti a lato del tavolo, erano pallidamente rischiarati da quella fioca fiamma, e le loro fredde e rigide figure sembravano due statue da cimitero. Dottore!
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