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Aggiornato: 12 giugno 2025


Giaceva sulla poltrona, in un mucchietto, quasi: e la mantellina pendeva sul bracciuolo, come se fosse stata buttata via. Con l'occhialino dove era scritto Nada, cioè Nulla, Emma Lieti guardò la veste di seta, mentre dalle sue labbra era sparito il sorriso e tutto il suo volto di bambola bionda e frivola, senza sorriso, pareva invecchiato, d'un tratto.

M'è occorso ieri (scusate la parentesi) di fare un piccolo viaggio. Eravamo tre uomini, nella carrozza dei fumatori, e ne capitò all'ultim'ora un quarto, un giovinotto bello come il Fauno di Prassitele, che appena entrato s'impossessò del suo sedile e dei due posti che c'erano, accomodandovi le membra per dormire, e puntando i suoi delicatissimi piedi contro il bracciuolo di mezzo. Mezz'ora dopo non gli bastavano più i due posti; alzò una gamba e sconfinò sul mio territorio, posandomi sulle ginocchia una scarpa, che fui costretto a prendere con due delicatissime dita, per ricondurla ne' suoi legittimi confini. Avrebbe egli fatto così, se io fossi stato una graziosa signora? Si sarebbe egli pure accomodato a dormire? Dèi immortali, mi parrebbe gi

Come fare a destar l'attenzione di quella superba? L'Ariberti avrebbe rotto volentieri un bracciuolo della poltrona, o invitato ad alta voce il contrabasso a scorciare di due palmi il braccio del suo molesto istrumento. Fece in cambio la ragazzata di applaudire una seconda ballerina di contrattempo, e senza che un cane gli tenesse bordone.

«Era abbagliante di bellezza e d'eleganza, da far gridare, da far morire. Entrò al mio braccio nella sala splendente di luci: tutti gli sguardi si fermarono su noi, su lei. Come s'intitolava, di chi era il melodramma che davano allOpéra»? Non rammento altro se non che aveva per argomento una leggenda del nord. Certo io non udii mai una musica così divina. Tutti i sentimenti ai quali ero in preda dal momento che avevo conosciuto la mia compagna fino a quell'ora, la mia meraviglia, il mio desiderio, la mia febbre, la mia esaltazione, erano significati da quei suoni, da quei canti, come se io stesso li avessi espressi dal fondo dell'esser mio, come se fossero esalati dalle mie labbra nei languori dell'estasi, negli ardori della brama. Ella udiva e taceva con me; durante gli intermezzi proferì giudizî, intorno al valore espressivo della musica, ai rapporti fra questa e la poesia, che non si colgono spesso su labbra femminili. Accanto a quella straordinaria creatura, tra la folla festosa della sala fastosa, dinanzi ai vivi quadri che fantastici eroi e bellezze miracolose di ninfe e di amazzoni componevano e scomponevano sulla vasta scena, in mezzo all'oceano di onde sonore dilaganti dall'orchestra potente, un vapore di ebbrezza mi salì al cervello: all'ultima scena, una scena di amore sovrumano e di eroica morte, la tentazione prepotente di stendere la mano, di prendere quella della mia compagna, la mano nervosamente afferrata al bracciuolo della poltrona, di stringerla forte per significare in qualche modo la mia commozione, mi fece sollevare il braccio; ma poi mi contenni. Finito lo spettacolo le proposi di entrare in un Caffè; quando ne uscimmo ella volle tornare a casa a piedi. Pareva che il mio pensiero fosse il suo: prolungare le ore di quella notte. Era ella spinta dallo stesso mio sentimento? Io aspettavo l'avvenimento risolvente, l'incidente decisivo. Un'immagine mi occupava: quella della nave nella cui stiva le mercanzie si accatastano: le botti, le casse, le balle, i cesti; più carico essa riceve, più si immerge, finchè il livello del mare raggiunge il limite estremo segnato da una riga bianca sui fianchi poderosi; ma poichè quel segno è grosso parecchi centimetri, e molte e molte altre tonnellate farebbero abbassare lo scafo di qualche frazione di millimetro appena, così è ancor possibile imbarcare tanta altra roba, e ancora infatti se ne imbarca; non parliamo dei passeggeri col loro bagaglio, perchè essi sono troppo poca cosa a paragone della capacit

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