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Si` comincio` lo mio duca a parlarmi; e accennolle che venisse a proda vicino al fin d'i passeggiati marmi. E quella sozza imagine di froda sen venne, e arrivo` la testa e 'l busto, ma 'n su la riva non trasse la coda. La faccia sua era faccia d'uom giusto, tanto benigna avea di fuor la pelle, e d'un serpente tutto l'altro fusto;

Se tu mi sei vicino, rispose. Mi posi al suo capezzale e vegliai finchè la stanchezza non mi chiudere gli occhi. Ridestandomi di soprassalto, incontrai alla sua mano fra i miei capelli; l'allontanai dolcemente per non svegliarla; ma ell'era desta e mi guardava con uno sguardo rapito alla benigna serenit

Io sono venuto, caro figliuolo, disse con voce benigna, a vedere se le meditazioni del carcere vi hanno insegnato la via della prudenza. Voi per parte vostra gi

S'io non posi l'honor caro a tergo Hor voglio porlo, & solo amar vergogna che chi ciò fa, ben dir mi summergo S'io non feci ad alcun, torto o menzogna Hor voglio farlo a tutti, e più a chi me ama che pace, a chi vol guerra, non bisogna S'io cercai laude, precio, honor, e fama Hor cerco infamia, vituperio e scorno che un disperato altro, che mal, non brama Se l'opre mie da ognun lodato forno Hor sian biasmate, che ognun me offenda E che sol brama perir, chi ha scuro il giorno Se in me mai non trovossi una sol menda Hor ne surgano tante, ch'io sia occiso che morte, a' tristi par che nulta incenda Se sol mostrommi ognhor splendido il viso Hor me si mostri obscuro fosco, e negro che non convien lo inferno, al paradiso Se la luna mostrommi il volto allegro Hor me si mostri colma de ira, e sdegno che luce brama il sano, e obscuro, l'egro Se hebbi propitio ogni celeste segno Hor me sian contra, congiurati a morte che è buon morendo uscir, de affanno e sdegno Se fortuna mi tenne in lieta sorte Hor invida, e contraria, me si facci che chi non haver ben cerca vie torte Se amor mostrommi ognhor benigna faccia Hor me si mostri, & facci empio tyranno che chi non de' fallir, iusto è che giaccia Se da vener fui posto ad alto scanno hor mi summerga nel proffundo abysso che assai melio è un mortal che un longo affanno S'io tenni a cose vaghe l'occhio fisso hor chiudesi, e dispergo il vivo lume che lice il lume haver, che ha 'l scur demisso S'io godea primavera per costume hor son colmo de affanno, e di dolore che non rider, chi è converso in fiume.

vid’ io così più turbe di splendori, folgorate di da raggi ardenti, sanza veder principio di folgóri. O benigna vertù che li ’mprenti, t’essaltasti, per largirmi loco a li occhi che non t’eran possenti. Il nome del bel fior ch’io sempre invoco e mane e sera, tutto mi ristrinse l’animo ad avvisar lo maggior foco;

ma chi s'avvede che i vivi suggelli d'ogne bellezza piu` fanno piu` suso, e ch'io non m'era li` rivolto a quelli, escusar puommi di quel ch'io m'accuso per escusarmi, e vedermi dir vero: che' 'l piacer santo non e` qui dischiuso, perche' si fa, montando, piu` sincero. Paradiso: Canto XV Benigna volontade in che si liqua sempre l'amor che drittamente spira, come cupidita` fa ne la iniqua,

Io vi ho veduta tante volte, benigna e sorridente apparizione, attraverso i vaneggiamenti della febbre, che spero di . Il cuore non inganna; e il mio è tutto pieno di voi. Dopo che ebbe scritto e suggellato il foglio, chiamò il servitore. Questa lettera alla marchesa di Rocca Vignale. Se la marchesa è in citt

E a la sedia che fu gia` benigna piu` a' poveri giusti, non per lei, ma per colui che siede, che traligna, non dispensare o due o tre per sei, non la fortuna di prima vacante, non decimas, quae sunt pauperum Dei, addimando`, ma contro al mondo errante licenza di combatter per lo seme del qual ti fascian ventiquattro piante.

Con che dolcezza, con che benigna aria di compassione e con che sorriso ripetè quelle promettenti parole: Ne riparleremo... dopo!

ma chi s’avvede che i vivi suggelli d’ogne bellezza più fanno più suso, e ch’io non m’era rivolto a quelli, escusar puommi di quel ch’io m’accuso per escusarmi, e vedermi dir vero: ché ’l piacer santo non è qui dischiuso, perché si fa, montando, più sincero. Paradiso · Canto XV Benigna volontade in che si liqua sempre l’amor che drittamente spira, come cupidit