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O mia disaventura, o vita accerba Che esta ingrata, e superba, mai si mova Anci il pensier rinova: più severo: Ma pur, quantonque mai, giunger non spero Non sia ch'io resti ognhor, scoprir mia fede Mia servitute, e l'amor mio senciero Fin qui premiato, aymè, di rea mercede E doppo il pianto doloroso, e fero Qual mostra quanto l'amo, e lei nol crede E le dolenti notti, e i giorni bui Che mi fan dir tapin, chi son chi fui.

Mi meraviglio assai: che tal parole Tua saggia lingua: inadvertente spande. Rub. Tal cosa dir signor: molto mi dole Ma son povera: & ho la spesa grande. Nob. Servir con vera fede: ognhor si vole Che la robba: resurge: in tutte bande Se me trai fuori: de accerba rabia Donotti: un de più bei pallaci: chi habia.

Men cura mie parole: e il tuo servire Minaciandomi dar pena: e martyre Ben con mille arti insidiose: e nove In tutte le maniere: e in tutti i modi O cerchato de far valide prove: Mille reti tendendo: e mille nodi: Ma ognhor da lei tanta durezza piove Che più che i marmi stan sui: sensi sodi Hor: non l'havendo: al primo tratto: accolta Convien: ch'io vi ritorni: un'altra volta. No.

Se mai fui privo de animo, e de orgoglio. Hor ne surga in me, che 'l mondo trema che al tristo, giova assai l'altrui cordoglio. Se in me trovossi ognor pietade extrema Hor ritrovisi extrema, crudeltate. che spesso a torto il ciel, vol che si gema. Se ognhor fui sopra ognun pien de humilitate Hor superbia in me soi, facci suo albergo. che a dietro va, chie segue sue pedate.

Poi che ognhor, quando al proprio ben, sto intento Mi sturbi: resta, e spargi il fiato al vento. Ch. Eh non voler partirte per men male che tu saresti causa de mia morte. Ru. Et io ti vo' fugir, furia infernale Uscita fuor, di le Clutonee porte. Ch. Eh car conforto de mia vita frale: Habbi piet