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L'uomo s'era fatto presentare al cardinal Bembo, il quale, dopo aver fatte molte interrogazioni, gli disse tornasse la sera stessa che avrebbe lasciata una risposta. Ma nello stesso tempo non mancò di fargli intendere, che l'illustrissima Bentivoglio avrebbe supplicato indarno, perchè il processo era finito e il Baglione era stato condannato.

Di ciò lascerai ogni pensiero a me, rispose allora il Morone, assai contento delle parole del suo giovane concittadino; parlerò io medesimo alla duchessa, parlerò al Bembo, parlerò, se far

Costituiva il nerbo delle cerne l'elemento rurale dei domini di Terraferma e d'Oltremare, cui la Serenissima aveva fatto larghe concessioni per rinfrancarlo nel suo innato spirito conservatore ed adescarlo a servire, lietamente ed in buon numero, nella milizia regionale. Di queste prime pratiche conservò memoria il Bembo.

Il Morone che stava ancora confabulando coi Bembo, notò che a quelli applausi, i muscoli del volto del cardinale guizzarono in modo da rivelare un certo dispetto, e sorrise di queto tra e quando il vide poi applaudire anch'esso, quantunque lentamente, colla sua mano onorata del cardinalizio lapislazzulo. Portò poi la fama, che monsignore in quella notte non facesse la sua digestione colla solita regolarit

Ma le spese del consolato Bembo, per quanto si raccoglie dalle scritture dei capi di piazza, ascesero a reali 32 mille circa, per cui le merci furono aggravate del 10 per cento in conto di cottimo, oltre il 2 destinato all'estinzione del debito precedente, e si dovette anzi ricorrere ai negozianti per un prestito di reali 20,000.

Alcuni momenti dopo il cardinal Bembo, era entrato nelle sale un altro personaggio, che pure impose qualche silenzio a quella romoreggiante assemblea. Era un giovine gentiluomo, di bello e grave aspetto, assai semplicemente vestito, il quale, dopo aver fatto i suoi complimenti al Bembo, e dette alcune gentili parole al Chigi, si recò presso al Palavicino che, tutto solo e sopra pensiero se ne stava nel vano di un fìnestrone, appoggiato il destro lato alla parete, e presolo per la mano, con atti di una cordialit

Pensava intanto al miglior modo con cui doveva comportarsi colla duchessa, quando, vedendo che il Bembo e il Morone e molti altri s'eran mossi espressamente per complirla, s'accorse che anche a lui conveniva fare il medesimo. Colse così il momento quando il Morone terminava di parlare e si presentò. Ecco il marchese Palavicino, disse allora il Morone, del quale abbiamo parlato ieri sera.

E il Bembo, battendo palma a palma in maniera che tutti avessero ad osservarlo, mostrò per la seconda volta il grosso lapislazzulo incastonato nel suo anello cardinalizio.

Le sale del Chigi si andavano intanto affollando sempre più, e di minuto in minuto cresceva quel ronzio generato dai sommessi cicalecci delle persone che si univano a crocchi. Quel ronzio cessò un istante, e il Palavicino vide messer Chigi muovere incontro ad un cardinale di assai dignitoso aspetto. Era colui monsignor Pietro Bembo, che Manfredo inchinò per il primo quando gli passò innanzi, e andò maestosamente ad assidersi nel bel mezzo della sala. Non v'era certamente in Roma chi avesse più prolissa barba di lui, facesse più prolissi periodi. Il cancelliere Morone fu visto allora uscire da un crocchio affollato, e attraversando con que' suoi passi brevi e prestissimi, porsi a sedere accanto al Bembo, che gli si volse assai cortese, e gli strinse anche la mano. Il Morone, la sera innanzi, gli aveva lodato a cielo una sua orazione latina la quale, per verit

8 Dianzi Marullo ed il Pontan per vui sono, e duo Strozzi, il padre e 'l figlio, stati: c'è il Bembo, c'è il Capel, c'è chi, qual lui vediamo, ha tali i cortigian formati: c'è un Luigi Alaman: ce ne son dui, di par da Marte e da le Muse amati, ambi del sangue che regge la terra che 'l Menzo fende e d'alti stagni serra.