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Aggiornato: 8 giugno 2025
Le barche, dice uno, ballavano come scodelle nelle mani di un ubriaco. Il Piave era ubriaco, pazzo, questa notte. Ma ora è vinto; cede. Abbiamo lavorato bene, questa notte. Tutto passa davanti a Nervesa. Al ponte della Priula, quelle carogne resistono. E i pontieri si allontanano trascinando i piedoni mostruosi. Il cannoneggiamento è un rombo continuo. E noi che facciamo?
Oppressa da tale rimembranza, lasciò il platano, ed appoggiandosi al muro del terrazzo, vide un gruppo di contadini che ballavano allegramente sulle rive della Garonna, la cui vasta estensione rifletteva gli ultimi raggi del dì. Qual doloroso contrasto per la povera Emilia, infelice e desolata!
Pareva, a vederlo, che il mondo fosse suo, o che lo credesse da vendere, e da poter comprare coi quattro soldi che a lui ballavano in tasca. Se gli altri ci avevano pochi fastidii, egli non ne aveva nessuno. Tutto di primo impeto, correva sempre, quando c'era da muoversi; quando poi doveva star fermo, si addormentava. Non faceva mai niente con misura; e forse per ciò era molto caro al padrone.
Così dicendo si avvicinò al letto, barcollando. Le pareti ballavano in giro e la stanza pareva piena d'insetti che ronzassero molesti... Si buttò, sbuffando, sul letto; ma allora ebbe un impeto di rabbia, di furore contro sè stesso, perchè era un vigliacco, perchè non aveva il coraggio di uccidersi.
I soliti brontoloni del Caffè della Posta, ebbero un bello stillarsi i cervelli per esercitare anche in questo caso la loro parte di denigratori sistematici. Essi di meglio non seppero trovare, se non l'affermazione che dopo tutto il professore non faceva certo un grande sacrificio col cedere quella sua "vecchia baracca" dove, in mancanza d'inquilini, ballavano da gran tempo i topi.
C'era un guaio, nei mercoledì della sottoprefettura. Tanto è vero che non c'è niente di perfetto in questo basso mondo. I giovanotti non abbondavano a Castelnuovo Bedonia. Ma per compenso ballavano gli ufficiali del governo, che avevano quasi tutti la leggerezza voluta da questo nobile esercizio ginnastico.
In quella notte, nella stanza coi parati celesti c'era stato un gran silenzio. Giuliano e Milla, turbati entrambi, avevano finto ognuno un sonno straordinario. Milla stava immota, tutta raccolta al suo posto, cogli occhi spalancati nel buio, colle mani strette tenacemente sul petto. Ora che nessuno poteva vederla, si mordeva le labbra.... Oh, com'era stata imprudente! Non accusava nessuno, no.... ma perchè soffriva tanto.... perchè il ricordo di tanti episodi di quella gita le riesciva intollerabile?.... perchè si rammentava ora tante piccole, piccolissime cose?... perchè le recavano un fastidio così intollerabile?... La sera precedente a quella notte s'era fatta tardi ballando nel gran salone illuminato.... ella li aveva visti più volte assieme... stretti nei giri molli d'una mazurka di Chopin.... Le altre coppie non ballavano a quel modo, pallidi, in silenzio.... Oh! come la martellava quel ricordo così recente! che ansie senza nome le destava in cuore! Si sentì quasi infelice. E pensò alla necessit
Carlinetto, invece, detto «'legrìa» con quella sua faccia rossiccia da bambola, con quei suoi occhietti che ballavano dietro gli occhiali, con quel nasino corto e gobbo, col suo argento vivo che gli usciva dalle gambe, co' suoi eh, eh, eh, eh,... che parevan la trombetta dei pompieri, avrebbe fatto ridere i tavolini del Paolo.
Quando arrivò al suo palco era la una, l'ora dell'appuntamento. Lei si mise a guardare attentamente nella platea, dove si agitava una folla nera e urlante, variegata di costumi vivaci e di dominò chiari. Ballavano, saltavano, con le braccia in aria, le gambe di qua e di l
A questa conclusione erano venuti più facilmente i marinai, che non sentivano il bisogno di saper tante cose, e ballavano la ridda sulla coperta, accompagnando i salti e le capriole con liete canzoni paesane. L’alba sospirata imbiancò l’orizzonte, diffondendosi via via per la volta del cielo. Col suo mite chiarore, un fremito gaio corse sull’acque.
Parola Del Giorno
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