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E, ringolfandosi nelle memorie, continuava: Ella veniva ogni mattina a distendere il fieno sull'aia che separava le nostre case; e cantava una canzonetta... che era il mio spuntare del sole. Ti ricordi, Baccio, che bel giorno fu quello delle mie nozze con Gina? Sono passati undici anni. Il mio testimonio era quel galantuomo del signor De Emma. Come scampanavi di gusto, buon Baccio!...

D'improvviso uno squillo, forte e nitido, cadde dall'alto, e rimbombò nell'aria tragicamente. Che è questo? È Baccio che suona l'agonia per la Gina. E abbandonati i fornelli, e accostatasi ad una scranna, la povera creatura cadde ginocchioni. O memoria della mia giovinezza!.... Contemplai per un istante quella testa grigia, e involontariamente piegai un ginocchio al suo fianco.

Signor curato, lo interuppi, io che debbo essere riconoscente a Baccio ed alla mia buona stella di avermi condotto in questa casa. Ah! la gioventù e la poesia non sono per me tutto riso e splendore; perchè sono giovine ed artista, sono pieno di dubbi e di sconforti, e perchè sono, o meglio sento che sarò un giorno poeta, l'anima mia assorbe gi

Baccio, col viso stravolto parlava a bassa voce con Don Prosdocimo, i cui lineamenti severi si erano rabboniti di molto, la Mansueta guardava in cielo e non pareva accorgersi delle lagrime grosse e rare che le gocciavano sulle guancie.

Quando furono finite le esequie e mentre la processione avviavasi verso il cimitero, ne feci uscir Baccio con un cenno, e gli chiesi: Che cosa vi ha detto quell'infelice? Va via! mi ha detto, va via, e con una voce che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. E che le mie erano buone intenzioni; volevo strapparlo da quella scena.... Va via, mi ha detto, come a un cane!

Fu in questa posizione che trovommi in casa sua il curato di Sulzena. Mi rivolsi al suono dei suoi passi, mi rizzai, e gli mossi incontro. Egli si fermò, mi stese ambe le mani, e, prima ch'io trovassi una parola, mi disse: Quanto vi sono grato di non aver proseguito il vostro viaggio. Oh! non l'avrei perdonata a Baccio, se vi avesse lasciato partire.

Lo so io il perchè.... è una celia, una improvvisata che voglio fare. Siamo intesi. Bazzetta doveva essere un ben noto burlone, e Baccio molto abituato alle sue gherminelle, per rispondergli con perfetta semplicit

Bravo il mio Baccio, siamo a tempo? sclamò il farmacista, entrando. Manca il signor dottore. Ci sono. Il signor De Emma entrò e sedemmo. Non si trovarono mai riuniti al medesimo desco, tre commensali più imbarazzati, e più incerti del loro contegno.

Sono intirizzito, Baccio, e poichè Don Luigi dorme ancora, una fiammata mi farebbe bene. Subito, rispose il campanaro, ma prima vado a mettere in stalla quella povera bestia che è l

Si salì tosto, i due della scienza in capo fila, io, Mansueta e Baccio dietro, sulla punta dei piedi e rattenendo il respiro.