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Aggiornato: 11 giugno 2025
Il signor von Dobra mi parlava, forse dell'Italia, forse dei sandwiches preparati dalle sue figliuole. Dio solo sa come lo ascoltai e cosa intesi. Debbo sorridere ancora quando penso alle mie risposte assurde e a' suoi occhi stupefatti. Preso il thè, la cugina, di cui non ricordo il nome, cantò Haidenröslein.
La sala era vuota, immersa nell'ombra verdognola prodotta dalle persiane chiuse, piena di quel particolare odore che l'innaffio solleva da un pavimento di tavole. Il maestro, abbandonato dagli allievi, mi accolse con grandi effusioni di benevolenza. Io ascoltai attentamente il racconto minuto dei trionfi riportati nelle gare dell'ultima academia.
Mi strappai da lui e corsi dove avevo lasciato Violet. Ella non v'era più; non v'era nessuno. Mi guardai attorno smarrito. Senta! mi gridò Steele che stava per raggiungermi. Non lo ascoltai e feci rapidamente il giro della villa. Dall'altra parte, davanti alla fronte che guarda il Reno, vidi Violet e mi fermai di botto, senza respiro, come colpito al cuore.
Quel sorriso meritava una risposta; le domandai dolcemente che cosa l'avesse commossa. Mi fè cenno della mano ascoltassi Eugenio. Ascoltai. E seppi allora come egli fosse stato assente a cagione dell'arte sua; e come un barone T... tedesco lo avesse chiamato presso di sè in una villa del Lago di Como per il ritratto d'una bambina morta.
La camera in fatti era caldissima. In un angolo, su la cupola d'un braciere si scaldavano alcune pezzuole, una fascia. Si udiva anche un gorgoglio d'acqua in bollore. Si udiva a quando a quando il tintinno dei vetri sotto le ventate che fischiavano o rugghiavano. Senti che tramontana si rivolta! mormorò mia madre. Io non avvertii più gli altri rumori. Ascoltai il vento, con un'attenzione ansiosa.
Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i’ mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. Di vostra terra sono, e sempre mai l’ovra di voi e li onorati nomi con affezion ritrassi e ascoltai.
Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i’ mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. Di vostra terra sono, e sempre mai l’ovra di voi e li onorati nomi con affezion ritrassi e ascoltai.
Tornati nelle loro celle seguitano ancora la preghiera, indi è loro concesso un breve sonno per riposarsi: e così avanti una notte dopo l'altra. Ascoltai i rintocchi della campana, che parevano risuonare strani e fantastici nell'aria, e sarei sceso volentieri in chiesa se non avessi temuto di turbare le preghiere di quei santi uomini.
Poi cominciai: <<Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i' mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. Di vostra terra sono, e sempre mai l'ovra di voi e li onorati nomi con affezion ritrassi e ascoltai.
Or basti a me, che accorto fatto m'ha Roma in tempo. Error non lieve fu l'espeller colei, che mai non debbe, mai stanza aver lungi da me... SENECA Ten duole dunque? ed è ver quanto ascoltai? ritorna Ottavia? NER. Sí. SENECA Pietá di lei ti prese? NER. Pietade?... Sí: pietá men prese. SENECA Al trono compagna e al regal talamo tornarla, forse?... NER. Tra breve ella in mia reggia riede.
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