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Comunque stia, son sempre al vostro comando. Perdonatemi, non posso contenermi che non vi abbracci e baci di nuovo, e sento tanta allegrezza che non ho lingua per esprimerla. Le mani e le braccia me le sentiva al collo: se alcun da dietro non me l'ha tolta, non potrei saper chi fosse. ARPIONE. Avete patito gran disagi nel viaggio, Guglielmo caro? VIGNAROLO. Molti, Arpione mio carissimo.

Questi tirava per le briglie il cavallo, su cui il padrone tribolando molto, era venuto pei monti, dal campo di Loano, dove aveva toccata la ferita; e il povero animale teneva dietro, a testa bassa, quasi umiliato di non averlo più in sella. Legato ad un arpione dell'uscio da via, rimase a guardarlo mentre saliva la scala, e gli mandò dietro un sommesso nitrito.

VIGNAROLO. Ed io col medesimo effetto vi bacio molto amorevolmente. Ma come vi chiamate? ARPIONE. Non vi ricordate di Arpione che vi era tanto caro? VIGNAROLO. bene, or me ne ricordo, Arpione mio caro. ARPIONE. Ringrazio la fortuna del mare che ne fe' grazia di rivederci. VIGNAROLO. Come state? ARPIONE. Sète forse divenuto medico, che mi dimandate come stia?

ALBUMAZAR. O miei cari compagni e commilitoni Ronca, Arpione e Gramigna, che in questo nobilissimo essercizio della busca, cioè far suo quel che è d'altri, cosí egregiamente e cosí valorosamente vi sète portati meco tu, Ronca, roncheggiando; tu, Arpione, arpizzando; e tu, Gramigna, stendendo le tue radici per tutto e gramignando quanto afferri; e come novi Soloni che il giorno attendeva alle cose publiche e la notte scriveva le leggi d'Atene voi virtuosamente spendendo l'ore, il giorno insidiando alle borse e falsando monete, scritture, processi e polize al banco, e la notte dando la caccia alle cappe e a' ferraioli, facendo sentinelle per le strade per dare assalti alle porte de' palazzi e batterie alle botteghe che sono le nostre sette arti liberali: come uomini di sottilissimo ingegno e valorosissimi guerrieri sempre sète tornati a casa trionfanti e carichi di spoglie ostili e di trofei de nemici, e ne avete conseguiti grandissimi onori.

ARPIONE. Ed io ne sono stato governatore tre volte della Galilea, e con uno scettro di quaranta palmi in mano ho administrato giustizia a quei popoli. GRAMIGNA. io manco di voi: sarei fatto re della Piccardia, ché giocando desiderava danari e mi vennero tre bastoni, ma Rubasco, nostro compagno, per mostrarsi uomo piú valente di me, volse prevenirmi e me li tolse di mano.

Tu, Ronchilio, aspetta qui il vignarolo che esce di camera, fingi esser amico di Guglielmo, dágli questi dieci ducati con dir che gli dovevi dar a lui, per fargli piú credere che sia Guglielmo. RONCA. E volete che io perda i dieci ducati? ALBUMAZAR. Quali? che asino! Tu, Arpione, con quel braccio contrafatto toglili.

ARPIONE. Sarò io cosí assassinato da voi? CRICCA. Ah, di grazia, signor Albumazzaro! ALBUMAZAR. Non te lo dissi io? RONCA. Non ti lasciarò mai se non ti farò passare il cuor di mille punture. ARPIONE. In mezzo la strada, di giorno, assassinio grande! RONCA. Tu non scapperai vivo dalle mie mani. ARPIONE. A me questa, eh? CRICCA. Misericordia misericordia!

ARPIONE. Ecco la destra. VIGNAROLO. La sinistra? ARPIONE. Ecco la sinistra. VIGNAROLO. Dove son le due mani? ARPIONE. Quante volte volete vederle? forse i pericoli del viaggio vi fanno ferneticare? VIGNAROLO. Oh, fermati! o ladro, o tagliaborse, o Arpione, proprio Arpione, ché come un arpione hai arpizato! Oh come è sparito!

VIGNAROLO. Un truffatore mi ha tolto una borsa con dieci ducati. ARPIONE. Mi dispiace non poter aiutarvi per mia disgrazia! VIGNAROLO. Anzi per mia, per me solo! ARPIONE. Come stava fatto? VIGNAROLO. Con una ciera di ladro proprio come la tua; ma teneva un empiastro agli occhi come quelli che si pongono su le pannocchie. Che il cancaro si mangi tal razza di uomini! ARPIONE. A voi mi raccomando.

ASTROLOGO. Ah, ciel traditore! ARPIONE. A te, che sei astrologo, ti hanno ingannato i cieli. ASTROLOGO. Ed è il peggio: ingannato da voi. ARPIONE. Or te ne avvedi: dovevi pensarci prima. ASTROLOGO. O Dio, o Dio! anzi, che tardi mi accorgo chi sète voi. RONCA. Siamo stati tanto tempo teco e non ne hai conosciuti?