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Aggiornato: 2 luglio 2025
LIDIA. Sia ringraziato Iddio! Amasia mia, abbi pietá di me, aiutami con Cintio tuo vicino. AMASIO. Non convien aver pietá di chi la niega ad altri. LIDIA. Amore vuole che s'ami un solo e si schivi ogni altro. AMASIO. E però Cintio schiva voi perché ama altra. LIDIA. O infelice mio stato, che non posso arrivar chi voglio e corro dietro a chi mi fugge!
BALIA. Erasto mio padrone, Amasia m'ha fatto intendere che verrá or ora alla fenestra, che mandiate Cintio a far la spia e che non vi tratteniate. ERASTO. Cintio è giá venuto, ed io non mi partirei di qua se mi fusse consignato l'imperio di tutto il mondo. BALIA. Eccola che viene. CINTIA. Erasto, vita mia, Dio vi dia ogni contento e felicitá!
ERASTO. Vien qui tosto, di grazia. BALIA. Vo in fretta per un servigio di grandissima importanza. ERASTO. Non può esser di maggior importanza di quello che si tratta ora. BALIA. Eccomi, che volete? ERASTO. Balia mia cara, or non è piú tempo di nasconderci: ché ben sai che Amasia è mia moglie, però senza respetto alcuno narra alla libera il fatto come è passato.
Andai col presente a Pandora mia amica e intrinseca di Amasia, le narrai i progressi de' vostri amori: come per mezo di Cintio vostro amico siate sposati insieme e come è pregna di voi vicina al parto, e che l'avete fatta chiedere a Pedofilo per moglie, il qual, se ben al principio s'è mostrato alquanto ritrosetto, speravate che presto ve la concederebbe....
Ma non è Amasia quella ch'or si mostra in fenestra? ella è per certo e par che mostri voglia di ragionarvi: vi sta mirando. ERASTO. O felice incontro! Or conoscerò, Cintio mio caro, quanto appresso di voi vagliano le mie preghiere. CINTIA. Scostatevi ché non vi vegga, se non che sconciaremo il tutto. ERASTO. Sto qui bene? CINTIA. Un poco piú in lá; un altro poco: cosí state benissimo.
In somma, se gli fe' intendere da parte di Amasia che, volendola Pedofilo suo padre maritar in Bologna lor patria, non arebbe mai consentito a simili nozze.
La domenica notte l'ebbi in braccio a suo e tuo dispetto: non sognava o stava in estasi, e credo piú a me stesso che a niuno. DULONE. Non dico io che non siate giaciuto con una donna e che non si l'abbiate impregnata, ma non è Amasia. ERASTO. Quella con la quale io giaccio ha il piú bel corpo che mai si sia visto, i piú gentili costumi che sieno in donna, la maggior accortezza che s'udí mai.
PEDOFILO. So che piú volte m'avete chiesta Amasia per isposa di vostro figliuolo; e perché me la chiedevate con grande istanza, stimo che avevate prima giudicato tra voi e me non esservi molta disaguaglianza di nobiltade o di ricchezza. SINESIO. Cosí ho sempre stimato certo.
Se ben ho ragionato oggi con Amasia, non mi fece di voi parola mai. LIDIA. Io non arei stimato né col pensiero che in un gentiluomo, come voi sète, vi fusse cosí mala creanza e tanto tradimento che neghiate or quello che non vi vergognaste di farlo con tanta sfacciatezza. ERASTO. Che rispondi, Cintio? DULONE. Non vedete il tacere e il timore, che sono i perpetui compagni della colpa?
PEDOFILO. Ascolta quel gentiluomo che dice. ERASTO. Amasia, mia carissima sposa, or è gionto quel tempo cosí desiato da voi, cioè di tôrci questa maschera dal volto e non aver a viver piú di nascosto. Ho raccontato a vostro padre tutto quello ch'è passato tra noi; non ci manca altro, solo che l'accertiate di bocca vostra.
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