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Aggiornato: 2 luglio 2025
Ecco, pur mi son chiarito di alcune cose: che in mia presenza Cintio ha ragionato con Amasia di me, e l'ha promesso venir questa sera e l'ho inteso con le mie orecchie e che or ora si fará su la fenestra; ché se verrá, conoscerò chiaramente che tutto sia forfantaria quanto mi ha detto Dulone di lui. BALIA di Cintia, ERASTO, CINTIA.
ERASTO. Capitano, dite come passò il tutto e con veritá, e quanto avete visto. CAPITANO. Quel che dico l'ho visto con questi occhi. Alle due ore di notte vidi Amasia nella casa di Cintio venir ad incontrar Erasto fin in mezo la strada, abbracciarlo e baciarlo; ed egli, condottola poi su, se l'ha goduta in sino a giorno; poi l'accompagnò sin alla strada e si licenziò da lui.
ERASTO. Uccidimi presto e non farmi morire d'una ferita immortale. DULONE.... Al fin le diedi i dieci ducati per amor vostro e le diedi la collana, ché la portasse ad Amasia.
DULONE. V'ama e vi serve con amor simulato e con nemicizia coperta, con desegni. ERASTO. Che utile ne può sperar egli da me? DULONE. Che so io? ERASTO. Parla, col tuo malanno! DULONE. Dubbito non ve la facci doppia. ERASTO. Come doppia? DULONE. Che mentre egli vi trattiene in casa sua con qualche puttana vecchia in letto sotto nome di Amasia, si giaccia con Lidia vostra sorella.
Percioché egli, pensando aver goduto Amasia, con quella falsa opinion di dolcezza non capía nella pelle; io, se ben pensavo il mio piacere era stato infinito, tanto mi era caro quanto discaro: m'era caro perché godeva tutto quel bene che arei potuto godere qui in terra, m'era discaro perché mi mancava il meglio, ch'era l'animo, non essendo altro che un furto il mio e una rapina dell'altrui dolcezze, che non poco mi toglieva dell'intiero diletto.
AMASIO. Non giova dircela, perché sa tutti i miei pensieri. LIDIA. Deve esser vostro amico. AMASIO. Tanto amico che son come egli stesso. LIDIA. E dice che m'ama molto? AMASIO. Cosí amaste voi me! LIDIA. Sappiate, Amasia, sorella cara, che non è persona al mondo che v'ami piú di me, perché vedo che veramente mi amate di cuore e compatite i miei dolori.
ERASTO. Presto alla conclusione, ché sto attaccato alla corda. DULONE.... E come la domenica passata giaceste seco tutta la notte. Ella ne restò tutta stupefatta, che, essendo Amasia tanto sua amica e intrinseca, in una cosa di tanta importanza non si fusse fidata di lei.
Egli si pensa che Erasto suo figliuolo faccia l'amor con Amasia mia figlia, e tien per certo che l'abbi impregnata; ed io giocherei che Amasio sia tanto maschio e piú maschio del suo figlio, che se ne potrebbono far duo maschi, e dubito che Amasio non faccia l'amor con Lidia sua figlia e che un giorno me l'impregni.
Ma poiché la prima volta che ho veramente parlato con Amasia e conosciuto in lei costumi poco rispettevoli e modi troppo sdegnosi e creanza piú tosto d'un orgoglioso maschio che de una modesta femina convenevole, un tanto amore mi si è in odio converso. O povero Erasto, ingannato, burlato e aggirato per lo naso!
CAPITANO. Meglio per loro; ché non avea pelo indosso che non gridasse carne e sangue, ché giá di farne un scamazzo di loro l'ira m'era salita insino al naso. DULONE. Su, che badiamo? ERASTO. Tacete, vo' far il segno alla balia: fis, fis. CAPITANO. Questa non è la casa di Amasia. ERASTO. È di Cintio, che per un tragetto che abbiam fatto tra l'una casa e l'altra viene a ritrovarmi: fis, fis.
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