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Venuto l’inverno la famiglia raccolta passava le sere nel salotto, ciarlando, giuocando alle carte e leggendo, la bambina dormiva tranquillamente nella sua cunetta di vimini, perchè la madre voleva tenersela sotto gli occhi fino all’ora di andare a letto, e allora se la portava in braccio, nella stanza, e la metteva nel suo letticino senza svegliarla.

Ed erano anche belle a vedersi da vicino, con le loro finestre sotto la gronda del tetto; talune con un terrazzino all’ingiro, talaltre coi loro porticati a pian terreno, facilmente, anzi naturalmente ottenuti dalla disposizione delle antenne, dei tronchi d’albero che sostenevano l’edifizio, non avendo nel mezzo altro ingombro che una scala di bambù, per la quale si ascendeva alle stanze, e che probabilmente all’ora del riposo si tirava su in casa, per maggior sicurezza.

Donna Laura Albónico stava nel giardino, sotto la pergola, prendendo il fresco all’ora meridiana.

I cinque giorni della festa Anna visse così, dentro la chiesa, dall’ora mattutina fino all’ora in cui le porte si chiudevano, fedelissima, respirando quell’aria calda che le metteva nei sensi un torpore beatifico, nell’anima una felicit

Ora teneva il mento piegato su le mani congiunte. Ne’ suoi capelli oscuri, scintillanti, entrava, s’impigliava, come una lieve sciarpa, il fumo. Era tardi; si udiva dalle sale contigue il rumore ubbriaco d’altre cene. Scendevano giù dallo scalone, i giocatori, con le tasche ripiene d’oro; altri, perseguitati dalla disdetta, lugubri, con facce sparute. Bevevano, arsi, avidi, senza sete. Nel vino affogava l’irritazione, la vergogna del denaro male usato. Era tardi. Le donne, le prostitute, ormai stinte, spettinate, accentuavano, vicino all’ora della coltre, la eccitata loro femminilit

Quando udì il campanello che annunziava la visita all’ora fissata, la signora agitata da diverse sensazioni andò ad incontrare i medici in anticamera; li ricevette con un certo sussiego, e quando furono davanti la cuna, s’indirizzò al dottore Pellegrini, e gli disse con aria di mal dissimulata ironia:

All’ora fissata i Bonifazio furono esatti, e in poche parole si trovarono d’accordo. Alla cortese domanda del capitano, il Morato rispose:

Il solo Mumut continuava impassibile nelle sue abitudini, andava alla caccia dei sorci nel fienile e sui tetti, aspettava immobile, delle ore intiere, davanti il monticello d’una talpa, per spiare un movimento della terra e dare l’assalto alla tana; alla sera si arrampicava sugli alberi per abbrancare qualche povero uccelletto che andava a dormire, e all’ora della colazione e del pranzo non mancava mai dal balcone della cucina dove la nonna gli portava i residui della mensa.

Il biglietto diceva: Vieni subito. Quella sera c’era ballo a Corte; ammalatosi il primo violino, la contessa mi aveva proposto surrogante vantandomi per eccellentissimo; bisognava far le prove e improvvisarsi un vestimento. Dalle prove uscii trionfante; a vestirmi pensarono la mia protettrice e le sue cameriere sicchè all’ora del ballo ero lindo, attillato, imparruccato e galante come un signore.

Le signore rientravano all’ora fissata; mettevano timidamente la testa entro la porta della cucina, ma scappavano via subito spaventate dagli odori. Silvio si avanzava per avvertirle che tutto era pronto, faceva il saluto militare colla mestola, e si metteva a passare il brodo dallo staccio per la minestra.