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Aggiornato: 24 giugno 2025
Nel cucinone di un casolare mi corico nel fieno fra Volpe e Lattes. Al centro un grande fuoco, con lingue smisurate e roteanti criniere di scintille. Lo circondano le corpulenze nere di bersaglieri e mitraglieri accoccolati, seduti o in piedi. Alcuni pietrificati dal sonno. Tortuosi sforzi di gambe gonfie di stanchezza che cercano di allungarsi.
La prima voce che passò volando ‘Vinum non habent’ altamente disse, e dietro a noi l’andò reïterando. E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un’altra ‘I’ sono Oreste’ passò gridando, e anco non s’affisse. «Oh!», diss’ io, «padre, che voci son queste?». E com’ io domandai, ecco la terza dicendo: ‘Amate da cui male aveste’.
Dalla chiesa la processione seguitava a svolgersi e ad allungarsi su la piazza. Dinanzi all’altare, dove san Pantaleone era caduto, otto uomini, i privilegiati, aspettavano il momento di sollevare la statua di san Gonselvo; e si chiamavano: Giovanni Curo, l’Ummálido, Mattal
Tina era ancora più pallida: quel riposo tormentato della notte, anzichè rifarle le forze, aveva finito col mettere nella sua debolezza un'ultima prostrazione: vedendola un'altra volta allungarsi sul letto la mamma disse: Non ti alzi? Mi alzerò. Io avevo pensato che avresti bisogno di un paio di camice, di un abito, delle scarpe, ma non ci restano più che dodici lire.
E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un'altra 'I' sono Oreste' passo` gridando, e anco non s'affisse. <<Oh!>>, diss'io, <<padre, che voci son queste?>>. E com'io domandai, ecco la terza dicendo: 'Amate da cui male aveste'. E 'l buon maestro: <<Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e pero` sono tratte d'amor le corde de la ferza.
Vi fu un movimento in tutta la folla, e quel mormorìo che precede, che precorre lo scoppio dell'entusiasmo: Matteo Cantasirena, maestoso, imperioso, imponente lo frenò, alzando, stendendo le mani: aveva dell'altro a dire: Abbasso! Silenzio!... e non si udì che il sst di Gesualdo Arcangeli allungarsi stizzoso e sibilante, come un razzo, su tutte le teste.
Noi andavam per lo vespero, attenti oltre quanto potean li occhi allungarsi contra i raggi serotini e lucenti. Ed ecco a poco a poco un fummo farsi verso di noi come la notte oscuro; ne' da quello era loco da cansarsi. Questo ne tolse li occhi e l'aere puro. Purgatorio: Canto XVI Buio d'inferno e di notte privata d'ogne pianeto, sotto pover cielo, quant'esser puo` di nuvol tenebrata,
Noi andavam per lo vespero, attenti oltre quanto potean li occhi allungarsi contra i raggi serotini e lucenti. Ed ecco a poco a poco un fummo farsi verso di noi come la notte oscuro; né da quello era loco da cansarsi. Questo ne tolse li occhi e l’aere puro. Purgatorio · Canto XVI Buio d’inferno e di notte privata d’ogne pianeto, sotto pover cielo, quant’ esser può di nuvol tenebrata,
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