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"Così tollerarono i Valtellinesi, lo sa Iddio, fin all'estremo, quando si stancò la loro longanimit

Due guardie pontificie, all'estremo punto di un lunghissimo corritojo, stavano in piede guardandosi in faccia l'una l'altra. Sul fondo di quel corritojo una lanterna appesa all'alta vòlta spargeva qualche poco di lume intorno... ed era così scarso, che la luce lunare proiettata sulla parete e sul pavimento dentro i contorni de' sei finestroni aperti in alto, la vincevano quasi del tutto.

Il giorno dopo di quel fatto, all'alba, vidi una linea biancastra all'estremo dell'orizzonte sul mare, lontanissima, immobile. Vidi poi a poco a poco questa linea ingrossare da un lato, diminuire dall'altro. Percepii alcuni vaghi contorni di montagna. Era la terra, e quale terra? Lo ignoravo; pure m'invase una gran gioia. La terra mi rappresentava una meta qualunque e ciò mi bastava per rasserenarmi. In quella meta io costruivo gi

Il dottore, commosso fino all'estremo: E non ti far

Ad incontrarlo mosse una donna vestita di tunica bianca, le chiome raccolte in una reticella di perle e di topazi, splendenti come foglie irrorate dal mattino. La tunica, chiusa sul petto da una croce di diamanti, scendeva con ricca onda di pieghe fino all'estremo dello stivaletto. Senza cintura, senza ornamenti.

Precipitava l'ombra alle loro spalle; il manto di viola divenuto grigio si faceva rapidamente fosco; l'armonia dei colori si dissolveva nel buio, il vento sibilava tra i rami e aggirava in terra le foglie a ballo tondo. Quando furono all'estremo limite, si baciarono di nuovo. E Nicla disse con voce ferma: Fanciullo, vieni da me stanotte!

Lo scultore non levava gli occhi dall'immensa distesa delle acque, liquido smeraldo sotto le balze della costa, d'un azzurro carico come inchiostro più oltre, fino all'estremo orizzonte. Ecco la Vedetta.

La predica frattanto era all'estremo di quel piovan, che predicava al sordo; la turba in chiesa ad ascoltar tornava quel rocchio della messa che restava. A questo passo Turpin moralista fa parecchi riflessi, ch'io vi taccio. Forse la sua moral parrebbe trista a un secol ripurgato per lo staccio.

Se nelle pianure dell'Affrica o dell'Asia, ed anche nei campi di Sardegna, avvenga mai che muoia cavallo o montone, e sotto la sferza ardente del sole incomincino appena a svilupparsi da cotesto cadavere i primi effluvii della corruzione, ecco tu levi la testa, e dal punto culminante dello emisfero passeggiando il tuo sguardo fino all'estremo orizzonte ti comparisce tutto dintorno limpido e puro: torni ad alzarla di nuovo, e tu vedi, col

Giovedì 1.º maggio. Prima di giorno si suona la sveglia e così per le sei il bagaglio è partito e noi ci incamminiamo in coda a lui. Ci eleviamo passando di altura in altura dove la vegetazione non è gigantesca ma abbondante. Ulivi, euforbie, ficus predominano, poi molti cespugli ed arbusti fra cui eleganti gelsomini che coi loro fiori profumano l'atmosfera. In alcuni punti la via è molto erta e ingombra da pietre e rami che la attraversano. È un continuo muover di gambe e inchinarsi per non rompersi le ginocchia o lasciare un occhio infilato a qualche spino. Giunti all'estremo di un breve altipiano ci si presenta sotto una vastissima pianura che raggiungiamo, costeggiando le alture che da est ad ovest la circondano, e vi facciamo l'incontro di una grossa carovana che dalla provincia di Wolkait porta in Adua seme di cusso, cotone e scemma fatti, avvolti in stuoie o in pelli da bue. Alle otto passiamo il piccolo villaggio di Bellés che prende o d