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Aggiornato: 3 luglio 2025


E va e va e va; salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille. Deh, come fuggivano a destra, come a sinistra fuggivano, e montagne e piante e siepi! Come fuggivano a sinistra, a destra, e ville e cittá e borghi! E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri arri arri!

Vieni, succingiti, spicca un salto e géttati in groppa. I convitati alle nozze aspettano; la camera è giá schiusa per noi. La vezzosa donzelletta innamorata si succinse, spiccò un salto, snella si gittò in groppa al cavallo, e con le candide mani tutta si ristrinse all'amato cavaliere. E arri arri arri! salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare.

Precipitava l'ombra alle loro spalle; il manto di viola divenuto grigio si faceva rapidamente fosco; l'armonia dei colori si dissolveva nel buio, il vento sibilava tra i rami e aggirava in terra le foglie a ballo tondo. Quando furono all'estremo limite, si baciarono di nuovo. E Nicla disse con voce ferma: Fanciullo, vieni da me stanotte!

I loro volti si contrassero stranamente e un sorriso feroce agitò le loro labbra. Vieni, Elenka, disse d'un tratto Notis, prendendola per mano. La condusse lontana dalle tende, vicina ad una gran sfinge e la fece sedere sopra di un gigantesco tarbusch di pietra che altre volte doveva essere stato un cippo mortuario. Ebbene chiese Elenka con voce che sibilava fra i denti stretti.

Era sempre attillato, leggiadretto e ricciutello; ma aveva le mani più tremolanti, le guance più flosce e violette, e sibilava "stella" colla voce fioca e affaticata mentre le presentava il menu. Stella... a te. Era Nora che ordinava sempre, colla sua bella voce rotonda e flessuosa: si divertiva a leggere tutta la lista delle vivande, rideva nello scegliere.

E via via via, le larve gli stormivano dietro a' passi, come turbine che in una selvetta di nocciuoli stride frammezzo all'arida frasca. E va e va e va, salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille. Ogni cosa che la luna illuminava d'intorno, deh, come ratto fuggiva alla lontana!

I due vecchi daddoloni crepavano dalla fatica, ma tenevano duro. Il conte da Castiglione, stringato, imbottito in un abito grigio da giovinotto, traballante, con una lunga e larga ciocca di capelli ingommati, che ad ogni scossa gli si rizzava sulla nuca, scoprendogli una fetta pelata di cranio; e Prospero Anatolio col respiro affannoso, gli occhietti bigi, luccicanti, il faccione raso, madido, vestito coll'inseparabile abito nero, lungo e largo. E in mezzo a loro, come un'eco lontana dei vent'anni rimpianti, quella creatura bella e rigogliosa passava e ripassava con vicenda misurata dal cigolio degli anelli che tenevano le corde sospese dentro la spranga di ferro; passava e ripassava ritta, balda, sicura, i capelli che le fremevano sulla fronte e le svolazzavano liberi, dietro le spalle; passava e ripassava respirando dalle nari dilatate, con la bocca semiaperta e le pupille socchiuse, quell'aria fresca e profumata della campagna che le accarezzava la faccia, che le sibilava nelle orecchie, ch'ella sentiva in tutto il molle abbandono del suo corpo, come un'ondata di volutt

L'aria era così scura, che pareva notte; il vento cantava su mille toni, con mille voci, ora sottili e gemebonde, ora minacciose e frementi; a quando a quando sibilava un fulmine, appariva tra le nubi una linea d'oro, cadeva tra le chiome irte e sconvolte degli alberi. Poi, cessata la grandine, cominciò la pioggia. Ora possiamo andare, disse il vetturale.

Parola Del Giorno

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