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E l'agonia si prolungava, e lo strazio si prolungava. Le manine si sollevavano ancora, le dita si movevano vagamente; tra le palpebre socchiuse le iridi apparivano e sparivano ritraendosi come due fiorellini appassiti, come due piccole corolle che si richiudessero flosce raggrinzandosi. "Cadeva la sera, innanzi all'agonia dell'Innocente.

Era sempre attillato, leggiadretto e ricciutello; ma aveva le mani più tremolanti, le guance più flosce e violette, e sibilava "stella" colla voce fioca e affaticata mentre le presentava il menu. Stella... a te. Era Nora che ordinava sempre, colla sua bella voce rotonda e flessuosa: si divertiva a leggere tutta la lista delle vivande, rideva nello scegliere.

Ha il braccio sinistro abbandonato sui fianchi di sua figlia Gisella dodicenne, vivo ritratto suo più colorito, più ardente con languori irrequieti. Quella fresca miniatura lega la figura della marchesa al corpo del marchese De Concilis che continua virilmente le curve della moglie nelle sue guance un po' flosce di seduttore maturo sensuale pigro e raffinato.

La morta, che nel delirio della notte si era buttata adosso a lui, pendeva tutta da quella parte, tanto vicina, che gli pareva di sentirla ancora sopra di , come in quelle ore angosciose. Rabbrividiva. Crescendo l'oppressione, celò il viso contro il guanciale e pianse lungamente. Le lagrime scorrevano sulle guancie flosce e inzuppavano la biancheria del letto formando una larga macchia.

Le manine si risollevavano ancora, le dita si movevano vagamente; tra le palpebre socchiuse le iridi apparivano e sparivano ritraendosi come due fiorellini appassiti, come due piccole corolle che si richiudessero flosce raggrinzandosi. Cadeva la sera, innanzi all'agonia dell'Innocente. Su i vetri della finestra era come un chiarore d'alba; ed era l'alba che saliva dalla neve in contro alle ombre.

Due giovani gentiluomini passeggiavano per la sala, taluni con veloci e talora con tardi passi, ricambiando parole a voce alta, o sommessa. Il primo aveva la pelle chiazzata di vermiglio come macchie di erpete; dalle pupille nere, luccicanti traverso i cigli infiammati, traluceva la ferocia, mescolata ad un certo smarrimento mentale: rari ed irti i capelli: sozzi i denti: il naso camuso e le guance flosce lo arieggiavano col cane da presa. Le vesti, comecchè nobilissime, erano scomposte: la parola usciva impetuosa e roca dai labbri riarsi: accenti impuri, cui forse natura per rendere più laidi volle accompagnati con fetido fiato: rotti e continui i moti delle spalle, dei bracci e del capo. Il delitto stava l