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Aggiornato: 12 luglio 2025
In cuor suo lo accusava di rapirmi a lei, d'aver posto fra le nostre anime un intervallo che prima non esisteva, e d'essercisi cacciato in mezzo lui colla sua amicizia, coi suoi sogni pazzi d'artista, colle sue fantasie.
Ella aveva la voce fioca e carezzevole, senza alcun accento insolito. Tranne l'insistenza nel persuadermi ad andarmene, null'altro accusava in lei il proposito funesto. Ella pareva prostrata di forze ma calma. Di tratto in tratto chiudeva gli occhi, come se il sonno le aggravasse le palpebre. Che fare? Lasciarla? Ma la sua calma a punto mi spaventava. Una tale calma non poteva venirle che dalla fermezza del proposito. Che fare? Tutto considerato, anche la mia presenza durante la notte sarebbe stata vana. Ella avrebbe potuto benissimo mandare ad effetto il suo pensiero, essendosi preparata, avendo pronto il mezzo. Questo mezzo era veramente la morfina? E dove teneva ella nascosta la fiala? sotto il guanciale? Nel cassetto del tavolo da notte? In che modo farne ricerca? Bisognava palesare tutto, dire all'improvviso: "Io so che tu ti vuoi uccidere." Ma quale scena sarebbe seguita? Non sarebbe stato possibile nascondere il resto. E che notte, allora, sarebbe stata quella? Tante perplessit
Il capitano s’impazientava, montava in collera, lo accusava d’essere un visionario, lo sgridava e lo consigliava a desistere dalle sue inquietudini, e l’obbligava a sedere in quiete, colle carte in mano. Ma la partita era turbata dalle insistenti aspirazioni nasali del maestro, che continuava a dimenarsi sulla seggiola, e a mostrarsi pauroso del fuoco.
Coloro che egli accusava sono smascherati. «Qualcosa di più potente che la voce di uno scrittore, quantunque grande e famoso, la terribile eloquenza dei fatti, ha preso il posto di lui, e parla, anzi, tuona alla coscienza del popolo francese. Emilio Zola è passato in seconda linea.
Fu un vero miracolo. Però anche il duca vi contribuì.... Egli, la cui durezza mi fece tante volte orrore, il cui sentire differiva tanto dal mio, mi credette quando tutto mi accusava; mi difese. Lo so, e questo mi riconciliò con lui. E voi, conte, dubitaste di me?
Qualche volta, spesso anzi, il duca pensava, quanto i suoi amici avrebbero riso dei suoi scrupoli. Evocava l'ombra dei Lauzun e dei Richelieu; accusava sè stesso di essere, quanto un poeta qualunque, affetto dalla malattia del secolo, che snerva, che ammollisce, che rende tenero e indeciso.
Pertanto, ella non aveva che una toilette di donzella: dei festoni di gaze grigio perla, rilevati da ciuffi di brughiera bianca, e dei fiori nei capelli. Ella non aveva neppur udito suo marito il quale accusava Froment Maurice di mancar di parola per la nuova montatura dei suoi diamanti!
Ingiusta, come tutte le donne gelose, ella non accusava il marito, accusava Maria, e col cuore invocava sul capo di lei tutte le maledizioni più atroci, più spaventose; e come aveva fede di essere ascoltata da Dio, dalla Madonna, dai Santi quando pregava; così nutriva fiducia di essere ascoltata ora che imprecava e malediva.
Perchè, infatti, mutata la disposizione del suo spirito, egli accusava la memoria di lei non soltanto di debolezza, ma di menzogna e quasi d'indegnit
Piccole cause che non avrebbero dovuto farla deviare dal suo cammino; ma basta sì poco a gelar talvolta una parola sul labbro, ad arrestare uno slancio del cuore! Ed ella gliene chiedeva perdono; gli chiedeva perdono dei malintesi che una sua maggiore franchezza avrebbe certo evitati. Tanto le premeva di non offendere, di non ferir Mario Vergalli che quasi accusava sè della scena penosa d'oggi!
Parola Del Giorno
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