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La suora di guardia sospese la sua bisogna e mormorò all'impiegato: Guardi che bella scenetta per un pittore! Idroclorato di morfina fece l'impiegato, con l'indice della sinistra puntato sul foglio dal quale ricopiava Ovatta pacchi nove... Diceva, suora?... Gi

Ecco ciò che ruminava Bambina nella sua scura cameretta e sul suo letto della febbre, non osando confidarsi ad alcuno per alleviare il suo cervello oppresso ed irritato, non mangiando, non dormendo che con l'aiuto di una pillola di morfina, cui Concettella andava a cercarle ogni sera. Giammai creatura umana non sospirò tanto la morte per affrancarsi. La morte era una soluzione.

Veramente non si era voltata a lui e la voce era più tronca e più velata che mai. Ma egli attribuì alla nevralgia tutti quei fenomeni e uscì. Quando rientrò, alle undici di sera, la trovò ancora sul letto, supina, in uno stato di abbattimento immenso, con orribili crampi allo stomaco. Aveva bevuto della morfina per avvelenarsi: l'aveva trovata in una boccettina che Paolo Spada teneva in serbo, per iniettarsi ogni tanto. Egli non le strappò questa verit

Un rumore lontano, una vettura che passava nella strada di Forcella, arrivò a lei. Bambina saltò in piedi, cavò fuori la scatola della sua tasca ed inghiottì una dopo l'altra le quindici o sedici pillole di morfina che conteneva. Ella respirò alla fine. Ho quattro o cinque ore di vita a dargli, mormorò essa poco esperta in tossicologia tutto a lui, tutto, tutto, tutto.

Si stringevano intorno a lei, i fanciulli convalescenti (ma non guariti) dell’inguaribile malattia per la quale padre e madre si vorrebbero (ma non si possono) maledire: per la quale gli zelatori della selezione umana imporrebbero, nel nome della salute pubblica, una mortale iniezione di morfina: i frutti d’alberi marci, destinati alla piaga purulenta, alla cecit

Poi, tutto a un tratto, ella si alzò e corse nella sua camera ove Concettella si era addormentata. Bambina la mandò a coricarsi e frugò nei tiratoi del suo stipo donde cavò fuori una scatoletta cui aprì. La scatoletta conteneva una quindicina di pillole di morfina, cui ella aveva fatto comprare per darsi ogni sera un poco di sonno e cui aveva conservate. La scatoletta scomparve nella sua tasca.

Ella aveva la voce fioca e carezzevole, senza alcun accento insolito. Tranne l'insistenza nel persuadermi ad andarmene, null'altro accusava in lei il proposito funesto. Ella pareva prostrata di forze ma calma. Di tratto in tratto chiudeva gli occhi, come se il sonno le aggravasse le palpebre. Che fare? Lasciarla? Ma la sua calma a punto mi spaventava. Una tale calma non poteva venirle che dalla fermezza del proposito. Che fare? Tutto considerato, anche la mia presenza durante la notte sarebbe stata vana. Ella avrebbe potuto benissimo mandare ad effetto il suo pensiero, essendosi preparata, avendo pronto il mezzo. Questo mezzo era veramente la morfina? E dove teneva ella nascosta la fiala? sotto il guanciale? Nel cassetto del tavolo da notte? In che modo farne ricerca? Bisognava palesare tutto, dire all'improvviso: "Io so che tu ti vuoi uccidere." Ma quale scena sarebbe seguita? Non sarebbe stato possibile nascondere il resto. E che notte, allora, sarebbe stata quella? Tante perplessit

Bambina aveva letto in qualche libro, od aveva udito raccontare da suo fratello, gli effetti dell'avvelenamento per mezzo della morfina, a proposito della singolarit

Quell'incontro aveva dato un'acuzie di spasimo al suo sonnolento dolore. Così era, per lui, sempre, lo spettacolo dell'amore altrui, da che ella lo aveva lasciato, per sempre. Tutta la sua vita, dopo l'abbandono, dopo il periodo violento del furore e della ribellione, non era che un voler addormentare la sua segreta tortura. Vincerla non poteva, questa tortura, e nessuna persona, nessuna cosa lo avrebbe potuto: egli non poteva che toglierle l'asprezza, cullandola, tenendola chiusa in , preziosamente chiusa, e carezzandola, e dandole il beveraggio che fa sonnecchiare, che fa dormire, ma che non può togliere il senso e il sentimento. Colui che ha un dolore fisico, intollerabile, finisce per ricorrere alla morfina: egli sa bene che la morfina non è la morte del dolore: egli sa bene che il dolore rimane, quietato, ma esistente, ma vivo, ma pronto a trafiggere: pure, la morfina è il sonno molle dove la potenza del male si attutisce. Paolo sentiva, in fondo al suo spirito, dormire questo spasimo, e, gi