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Aggiornato: 11 giugno 2025
Io però non mi accuso di aver troppo abusato della denigrazione nel giudicare i moderni. Rispetto a questi, i miei torti consistono piuttosto in una inconsiderata sovrabbondanza di encomî e di incoraggiamenti.
«Una voce s'è udita in Rama; è Rachele che piange i suoi figli; e non vuol essere consolata, imperocchè essi non sono più». Così le Scritture. Ed io sono un po' come la biblica Rachele; piango la grand'arte italiana, e non so consolarmi di vederla assente da Parigi. Perchè non è venuta? È così che l'Italia ha tenuto l'invito? Mi dolgo del fatto co' suoi pittori più famosi; ma mi dolgo sopratutto col suo governo, accuso la trascuranza di coloro che erano al potere, quando fu annunziata l'esposizione, indetta la gara di Parigi. Ci voleva tanto a chiamarsi intorno una mezza dozzina dei.... non dozzinali, per sapere se intendevano di concorrere, e all'occorrenza per incitarli a concorrere? Si poteva, per esempio, dir loro in molta confidenza: «lavorate per la solenne occasione: smettete i quadretti di salotto, le pale d'altare, le medaglie a buon fresco, per una volta tanto; fate qualche cosa di grande, che sia degno della mostra universale, dell'Italia e di voi; se i vostri cinque o sei quadri, per la mole loro o per la natura del soggetto, non si venderanno laggiù, penseremo noi, penser
L'atto di cui io stessa mi accuso, non è disonesto, esso ti appare tale per le vanterie di un vanitoso; fui imprudente, fui leggiera, ma ti giuro che nell'anima mia, ero ben lontana dal dare alla mia venuta il valore che gli ha attribuito il tuo amico. Perchè tremavate tanto, temendo che venissi a scoprire?...
«Signore! «Se merita compassione una povera infelice, che ha perduto tutto a questo mondo, virtù, salute, onore, e quasi anche la vita, oh! non rifiuti almeno di ascoltare forse le ultime mie parole. Lei sa quello ch'io era, e a che sono ridotta; io non accuso nessuno della mia disgrazia, fuori di me stessa: ho tanto pianto, ho tanto pregato, che spero il Signore vorr
Don Gabriele raccontò allora la storia della lettera, si accusò del ritardo del ricapito, e narrò ciò che aveva fatto e visto il mattino. Lady Keith gli strappò il foglio dalle mani e lesse a voce bassa, ed in francese. I suoi denti battevano, tremava ed ondulava come un giovane pioppo. Io non ho capito nulla, sclamò don Gabriele ingenuamente.
«In una cosa soltanto ho errato, e me ne accuso. Sappiatela, poichè essa è, insieme con questa lettera, l'ultimo atto di debolezza di quella donna che avete così mal giudicata. Or fanno due mesi, mio marito era in fin di vita. In una di quelle lunghe veglie durate al suo capezzale, mentre i medici gi
«Io non mi accuso di aver mancato per negligenza o mal volere, ma temo che l'impotenza assoluta a lottare contro uno dei più abbominevoli trovati della industria moderna abbia tradito i miei calcoli.
Per non destar sospetti, la banda prima che aggiornasse si sparse per la campagna in piccoli drappelli. Nella casipola non restarono che il Capitano, Biagio Valvo, e Giorgi Ciulla il quale era arrivato durante la notte. Il vecchio orologio a pendolo sonò due ore: il prete contò le fave ammucchiate alla sua destra: poi esaminò le carte, e accusò i punti motteggiando.
Una notte ei fu preso, e furono presi nelle loro case quanti membri o impiegati della gerarchia dell'Associazione persistevano fedeli al programma repubblicano: dal primo fino all'ultimo, il postiere Trabalza. Non accuso uno o altro individuo, ma è fatto, ammesso a quei giorni da tutta Roma e chiarito dal carattere, dai modi e dalla simultaneit
Le dissi io quello che aveva fatto. Negò altamente, mi accusò di prestar fede alle calunnie. Allora, io le ripetei tutti i particolari della lettera, e come li enumeravo, ella si turbava. Finì per ricascare sulla sedia, col viso tra le mani. Continuando, io le dissi: «Perchè hai fatto questo? Avevi da lagnarti di me? delle rappresaglie da esercitare?
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