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Che dica bene o male, o male o bene, di questa cosa non mi curo molto. De' bacelloni han delle sciocche pene, ma i scempi non gli curo e non gli ascolto. L'invidia e l'ignoranza può contendere, ma il mondo è per metá sempre da vendere. Dalle commedie e da romanzi nuovi traea gran parte de' suoi bei riflessi.

Ma, perché a costoro, come a tanti poi, parve piú facile accettare un aiuto bell'e fatto da fuori, che non farsene uno addentro col buon governo e colla virtú, perciò non poser radice nella nazione, perciò ebbero a moltiplicare, a mutar ricorsi, e cosí s'avvilirono nell'opinione e nella realtá; e l'avvilimento li fece crudeli, scempi, perduti di vizi essi e lor donne, corrotti insomma e disprezzati in quella stessa corrottissima etá.

Poscia in mezzo a la plebe il brando gira, Ed aspre piaghe rinovella e scempi, E dove i meno sbigottiti ei mira D

I legni armati, onde patì gran scempi Per lungo spazio de' Cristiani il regno, A Rodi ei trasse, singolari essempi Ad infiammar l'altrui guerriero ingegno; Le vinte insegne ei ne fe' dono a i tempi Perchè di sua piet

Io trovo ne' romanzi di que' tempi certe avventure magre da pidocchi, e fatti da sbavigli, cosí scempi, di quei poeti, e lunghi un tirar d'occhi, che riformavan quegli antichi esempi di battaglie, di giostre e spade e stocchi; onde le genti che leggevan quelli erano imitator de' scrittorelli. Or vi conduco a Marfisa e a Ruggero.

Io trovo ne' romanzi di que' tempi certe avventure magre da pidocchi e fatti da sbavigli e casi scempi di que' poeti, e lunghi un tirar d'occhi, che informavan quegli antichi esempi di battaglie, di giostre... Il tratto satirico è diretto a' novelli romanzi, ma particolarmente a quelli dell'abate Chiari. Stanza 34. Perocché prima di cantar la messa avea dato il manipolo a baciare...

Strazïato Eleardo dal conflitto De' sinistri pensieri, asceso in sella, Simile a forsennato errò per vie, Per prati e per arene di torrenti, Chiedendo a medesmo e al ciel chiedendo Che fare omai dovesse. Un forte impulso L'agitava, e diceagli ad ogni istante D'obbedir senza indugio ai sacri detti Del morente Lunello e ai detti d'Ugo, Ridivenendo ghibellin. Ma in core L'astuto angiol del mal gli rinnovava Quel lusinglliero dubbio: E se agli scempi Inevitati di que' giorni atroci, Che forse gettan falsa ombra maligna Sul benefico intento di Manfredo, Succedesser davvero inclite prove D'alto senno in Manfredo e di giustizia, che alla patria giovamento e lustro Per lunga et

E questo degli abati sará vero; ma ch'ella fosse veneziana nata non posso rassettarlo nel pensiero, poich'ella avea la macchina insensata. In quel clima non nasce di leggero scempi cervelli o carne raffreddata; donde penso: o Turpino il falso scriva; o ella non fu veneta, o fu viva.

Poi che disteso il vede, e su l'arena Vede, ch'ognun nel mar cerca soccorso, Suoi spirti il vincitor punto non frena, Ma del voto destrier salta sul dorso, E spingesi fra lor; vasta balena, Che per lungo digiun s'avvolge in corso Ne l'immenso Ocean, fa minor scempi, Che d'AMEDEO la forza infra quegli empi.