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Tranquillate dunque ogni torbido del vostro cuore e scacciate da voi cosí vano sospetto. E se fedel servitú merita qualche guiderdone, fate forza a voi stessa a sodisfarmi; che qui si tratta di far cimento della realtá dell'amor che dite portarmi, e di dar vita ad uno che ha sol cara la vita per spenderla in vostro onore.

Il Piccolomini, infatti, dichiara nelle sue Annotazioni alla Poetica d'Aristotele di avere «interposto», nell'Amor costante e nell'Alessandro, «qualche scena in lingua spagnuola italianata, accioché manco paresse straniera» . Il quale italianizzamento dello spagnuolo, oltre che giovare a render piú intelligibile il discorso, era anche naturalmente suggerito dalla realtá; come possiam rilevare dalla seguente preziosa testimonianza del Bandello: «E queste parole ella disse mezze spagnuole e mezze italiane, parlando come costumano gli oltramontani quando vogliono parlar italiano» . Ciò spiega, non pur le oscillazioni ortografiche di cui ho discorso fin ora, ma anche la presenza di scorrette forme grammaticali; che sarebbe, evidentemente, errore il voler correggere.

Possiamo infine affermare che nella scultura l'artista non deve indietreggiare davanti a nessun mezzo pur di ottenere una REALTÀ. Nessuna paura è più stupida di quella che ci fa temere di uscire dall'arte che esercitiamo. Non v'è pittura, scultura, musica, poesia, non v'è che creazione! Quindi se una composizione sente il bisogno d'un ritmo speciale di movimento che aiuti o contrasti il ritmo fermato dell'INSIEME SCULTORIO (necessit

Il Piccolomini, infatti, dichiara nelle sue Annotazioni alla Poetica d'Aristotele di avere «interposto», nell'Amor costante e nell'Alessandro, «qualche scena in lingua spagnuola italianata, accioché manco paresse straniera» . Il quale italianizzamento dello spagnuolo, oltre che giovare a render piú intelligibile il discorso, era anche naturalmente suggerito dalla realtá; come possiam rilevare dalla seguente preziosa testimonianza del Bandello: «E queste parole ella disse mezze spagnuole e mezze italiane, parlando come costumano gli oltramontani quando vogliono parlar italiano» . Ciò spiega, non pur le oscillazioni ortografiche di cui ho discorso fin ora, ma anche la presenza di scorrette forme grammaticali; che sarebbe, evidentemente, errore il voler correggere.

Compatibili al paragone di noi sono coloro che non le videro, ne' secoli precedenti. E quindi non frutti, ma semi diremo questi della coltura cristiana; la quale poi in realtá si trova tutta derivata da essi. Greci tutti dapprima, latini molti poi degli scrittori cristiani, li nomineremo tutti insieme, come membri d'una sola coltura.

Ma, perché a costoro, come a tanti poi, parve piú facile accettare un aiuto bell'e fatto da fuori, che non farsene uno addentro col buon governo e colla virtú, perciò non poser radice nella nazione, perciò ebbero a moltiplicare, a mutar ricorsi, e cosí s'avvilirono nell'opinione e nella realtá; e l'avvilimento li fece crudeli, scempi, perduti di vizi essi e lor donne, corrotti insomma e disprezzati in quella stessa corrottissima etá.

Il Piccolomini, infatti, dichiara nelle sue Annotazioni alla Poetica d'Aristotele di avere «interposto», nell'Amor costante e nell'Alessandro, «qualche scena in lingua spagnuola italianata, accioché manco paresse straniera» . Il quale italianizzamento dello spagnuolo, oltre che giovare a render piú intelligibile il discorso, era anche naturalmente suggerito dalla realtá; come possiam rilevare dalla seguente preziosa testimonianza del Bandello: «E queste parole ella disse mezze spagnuole e mezze italiane, parlando come costumano gli oltramontani quando vogliono parlar italiano» . Ciò spiega, non pur le oscillazioni ortografiche di cui ho discorso fin ora, ma anche la presenza di scorrette forme grammaticali; che sarebbe, evidentemente, errore il voler correggere.

Da qualunque lato tu consideri la mente di Dante, trovi in essa ridotto a realtá l'ideale del vero poeta. L'originalitá è un bisogno per lui: è l'esuberanza delle sue forze intellettuali, che sempre gliela comanda. E fino in quei momenti, ne' quali vorrebbe farsi credere imitatore d'altri poeti, egli smentisce col fatto la propria asserzione.

I greci. Veggiamo intanto qual profitto avesser tratto que' nostri maggiori, al rifarsi imperiali, al ridiventare, come dicevasi allora, romani, in realtá provinciali greci. E prima, poiché non furono finiti di cacciare tutti i barbari se non uno o due anni prima che venissero i longobardi, vedesi che la misera Italia non respirò se non d'altrettanto.

Le cittá che siam per vedere talor liberate, talor liberarsi, non furono mai pienamente libere, nemmen di nome, nemmeno nelle loro pretese: sempre riconobbero la supremazia dell'imperatore straniero, e la riconobbero molti papi, e i piú dei principi; e i pochi che non riconobbero la dipendenza, patirono la preponderanza, che in realtá diventa lo stesso.