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In quanto alle lunghe ore che passava nel silenzio e nella solitudine, c'era una buona ragione da chiuder la bocca ai curiosi. Il padre Bonaventura meditava un commento alle opere di Sant'Agostino; perciò non doveva sapere di strano ch'egli rimanesse volentieri nella sua camera, assorto nello studio dell'autore suo prediletto.

Le monache, suonato il mattutino, levato il sol, lasciarono il riposo, e sospettaron di Marfisa ingrata, veggendo la sua cella spalancata. Cominciano a cercarla in ogni loco ed a chiamar con religiosa voce. Una dicea: Sant'Agostino invoco; l'altra un Si quaeris dice, e fa la croce.

E dire che la temperanza del giudizio e del linguaggio era più che in altri da attendersi in monsignor Blandini che stoicamente aveva esclamato: è da sciocco lamentare la tristizia dei tempi, quando, al dire di Sant'Agostino, TEMPORA NOS SUMUS!

Che siete libero di andarvene, e di vendicarvi come potrete; interruppe il duca, che aveva veduto aprirsi l'uscio, e apparire nel vano la faccia di Sindi, che si recava rispettosamente la mano sul petto. Ma accettate il mio consiglio, padre Gallegos; pentitevi de' vostri falli; cangiate costume; imitate il glorioso Sant'Agostino, di cui non vi saranno ignote le Confessioni immortali.

Le parole di Sant'Agostino gli tornavano singhiozzanti sulle labbra: "Egli conduce in giro sopra l'ali dei venti le pioggie e le gragnuole, Egli prescrive il cammino alle nubi, Egli la strada al fulmine sonante. Il suo soffio immortale arresta i fiumi con catene di ghiaccio, e sparge sovra il piano qual cenere le brine.

No certo, e il lettore, anco se volessimo dargliela a bere, non la manderebbe giù, e ci vorrebbe un mal di morte della canzonatura. Diciamogli dunque ogni cosa, per non tenere a bada chi è stato tanto cortese da seguirci fin qua. Ma anzitutto finiamo questo capitolo, che è ormai troppo lungo. Della relazione che c'era tra le opere di Sant'Agostino e la "Societ

Tutta roba del diavolo, che conduce direttamente all'inferno nell'altra vita e poi anche in questa medesimamente. Cos'ha lasciato scritto Sant'Agostino? Felicitas perfecta est usus virtutis! ! ! ! balbettò Pietro, come rifugiandosi in quelle parole, in quei conforti, in quelle esortazioni "di una volta" per il bisogno di ritornare "come una volta" innocente e felice. ! ! !

Ah! ecco. Si tratta, monsignore, del successore del vescovo di Teramo che ha avuto il buon senso di morire. Ebbene, codesto successore si presenta egli? Io ho dissotterrato una perla, monsignore. Un sant'Agostino, l

Ogni giorno, spesso più volte in uno stesso giorno, Ernesta faceva la lettura; era una festa pel cieco, il quale indicava i libri come sapeva meglio, generalmente per via di esclusione. Questo no, quello nemmeno li aveva letti tutti; infine i soli volumi che non avesse letto erano i Saggi del Montaigne, le Confessioni di Sant'Agostino, le Prose del Leopardi ed i Caratteri del La Bruyere, capitati non si sa come fra il Visconte di Faublas, il Linguaggio dei Fiori ed i romanzi di Paul de Kock. Ernesta leggeva bene, senza solennit

«Cinque o sei anni or sono, io parlava con un rappresentante della Francia. Prima di partire, egli mi chiedeva che cosa dovesse dire da parte mia all'Imperatore. Non ricordo precisamente, ma gli dissi press'a poco così: Vi narrerò un episodio della storia della Chiesa. Sant'Agostino era vescovo di Hippo, una citt