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Aggiornato: 19 giugno 2025


Inoltre, il padre Bonaventura (cosa strana a vedersi, quando era nel suo studio) non leggeva, scriveva. Le opere di sant'Agostino non erano squadernate sullo scrittoio; la penna, povera vittima della sua feroce alacrit

Allora, pensando che se la marchesa aveva bisogno di vederlo tre o quattr'ore prima del tempo, gli era certo per cosa di rilievo, si mosse per uscire, e vestitosi in fretta, chiuso accuratamente l'armadio dov'erano riposte le opere di sant'Agostino e la famosa cassettina d'ebano, partì, dicendo alla signora Marianna che sarebbe tornato sulle dieci.

È noto adunque che cosa scrivesse il padre Bonaventura, a che studi profondi si desse, in cambio di andarsene a dormire, dopo la partenza del marchese Antoniotto. Egli aveva squadernato sullo scrittoio il volume decimonono di Sant'Agostino, o, se più vi garba, la lettera T della sua preziosa enciclopedia, e stava facendo qualche giunterella alla biografia dei Torre Vivaldi.

Un giorno che il poveraccio s'affaticava, a forza di lenti, di decifrare il carattere minutissimo di un Sant'Agostino, ella glielo prese di mano, sedette accanto al letto e gli fe' lettura. Poi ci tornò ogni . In breve ella acquistò imperio grandissimo su quel bietolone.

Quanti aneddoti archeologici, quante cronache gentilizie, sul ponte di Carignano, sugli scalini della Malapaga, e giù per lo Stradone di Sant'Agostino! quante cicalate intorno all'architettura bisantina, araba e lombarda, sulla gradinata di San Lorenzo, e in groppa ai leoni del Rubatto! mancavano le pazzie, che anzi erano frequenti, e non sempre argute.

Erano le opere di Sant'Agostino: così diceva la scritta d'inchiostro nero sul dorso della cartapecora di cui erano coperti quegli smisurati volumi. Il padre Bonaventura recò il suo librone sullo scrittoio, e dopo averlo sfogliato un tratto per cercare la pagina, intinse la penna nel calamaio e al lume della sua lampada, si mise a scrivere. Sulle opere di Sant'Agostino? Sicuro.

È questo, proseguì il duca di Feira, mentre Aloise svolgeva le pagine, uno dei ventiquattro volumi delle Opere di sant'Agostino. Ieri ancora erano in casa di un uomo che voi conoscete, di un uomo che ha fatto molto male a voi e agli amici vostri, e che oggi non può più farne ad alcuno. Il vescovo d'Ippona serve qui di copertoio; tra le sue pagine innocenti si nasconde la storia di molti e molti, non esclusa la vostra. È lavoro sudato di lunghi anni, scritto di giorno in giorno, accresciuto di ora in ora con ogni maniera d'artifizi. La pazienza del compilatore non è superata da altro, fuorchè dalla sua malvagit

Apriamo, noi che lo possiamo ad ogni ora, le opere di Sant'Agostino alla lettera P, nel dodicesimo volume, e troveremo il nome della marchesa Lilla di Priamar che vi era citata come una delle più ragguardevoli dame del suo tempo. Bella, arguta, assai corteggiata, questo dicono le note della societ

La piazza del Duomo, verso la quale è volto un lato del palazzo comunale, è ornata anche dalla grande fontana di Giovanni Pisano, e dalla statua in bronzo di Giulio III. Non dico nulla del Duomo, di molte altre chiese, come S. Domenico, nella quale è la tomba di Benedetto XI, Sant'Agostino e San Francesco, perchè di esse si è parlato infinite volte; e infinite volte son stati descritti i tesori conservati nei grandi palazzi privati: Conestabili, Donini, Baglioni, Bracceschi e Baldeschi, Monaldi, Penna e Cenci.

Insegna sant'Agostino, che la vera verginit

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