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S'è fidanzata, bisogna rassegnarsi. «Rassegnarsi! noi rassegnarci, ma Giuliano? Ah quel giorno, glie l'aveva pur detto che queste cose avrebbero trista fine...! O che sono le fanciulle dei nostri tempi? Come mai si può mutarsi tanto, com'essa, in breve tempo? E a udirla era pronta ad ogni martirio..!

Un giorno, anni fa, il Verga ed io pensammo di fare una bella passeggiata e andare da Milano a Sesto. Ma non era domenica, e nei due o tre ristoranti, che la domenica rigurgitavano di avventori, non c'era anima viva. Chiesto invano da mangiare a due ristoranti indicatici come migliori, dovemmo rassegnarci a ricorrere al terzo.

Sono trascorsi sette giorni; alla prima oppressione dello sgomento e del dolore, che ci oscurarono lo spirito e ci strapparono il pianto dal cuore, è succeduta la tristezza profonda e lucida, che ricorda, medita e lamenta: eppure non possiamo ancor pronunziare senza un fremito d'angoscia ribelle a ogni rassegnazione, senza una ripugnanza del cuore incredulo e delle labbra tremanti come se fossero un'orribile menzogna, queste tre sciagurate parole: Felice Cavallotti non è più! Noi non possiamo rassegnarci a pensare: Altre ingiustizie pubbliche, altre violazioni della libert

Consiglio non solamente buono, ma caritatevole altresì io per me non dubito dichiarare quello, che indusse la onoranda Signora a comporre l'ultimo Libro intorno ai costumi delle donne; avvegnadio far pressa che leggi mutinsi e stato, è nulla, se prima il costume non mutisi; e grande cosa paia questa, che mentre tutti si affannano a tutto mutare per di fuori, nessuno attenda a mutar niente in stesso; e pure bisogna o cominciare di qui, o rassegnarci a restar come stiamo.

¹ Lettres Persanes. Catteri! catteri! che l'è bello! sclamò M. Claret. Non è vero? riprese lo zio Pradau. Ma non deploriamo più codesto avvegnachè avessimo a rassegnarci, con rammarico, a non più battere le scolte di notte; a non più bastonare il borghese; a non far comunella con lo studente, ed a fare, in virtù d'un principio passato in consuetudine, i figliuoli dei nostri padroni.

Don Cirillo raddrizzandosi lentamente, parve avere vissuto dieci anni in un minuto: però senza amarezza alcuna disse alla serva. Verdiana mia, voi siete stata profetessa. O meschina me! non avessi mai parlato... E adesso, che cosa ci avanza a fare? domandò il Curato dandosi della palma aperta sopra la fronte. Rassegnarci ai voleri di Dio...

Perdere questa bella, bella vita, perdere il sole, perdere questi spettacoli, ella aggiunse, delineando un gesto verso l'amplitudine del mare e dell'orizzonte, perdere tutto, senza aver conosciuto nulla!... No, io voglio ancòra vivere, dovunque, comunque, purchè viva; non è cosa umana rassegnarci al destino, e passare così, quando ancor nessuno ci è tanto legato da poter ricordarci sempre!... Perchè se morissi io oggi, chi mi ricorderebbe fra dieci anni?... Che bene ho fatto?... Che cosa sono stata?...

Sabato 22. Stiamo aspettando i buoi, ma arrivano invece soli i loro padroni che ci invitano a preparare le casse ben divise e legate per partire domani per tempo: per quanto strepitiamo bisogna rassegnarci alla loro volont

Parlava di suo padre, ma in quel momento non voleva nominarlo. Dobbiamo rassegnarci, rispose la Bianca in tono conciliante, e sempre cogli occhi bassi. Dacchè non c'è un'altra camera abbastanza vasta... Ma che bisogno c'era della camera vasta... e del resto? esclamò con impeto la Paola, rizzandosi tutta nervosa, ed andando a parlare ai vetri della finestra. Non si stava bene tra noi?