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Ho esseguito quanto m'avete imposto, con piú destrezza e diligenza che comandato m'avete. GIACOMINO. Se fosse come dici, giá saresti a Salerno. CAPPIO. Ed io ho ragionato con Lardone e fatto di modo che questa sera arete Altilia in casa vostra. GIACOMINO. Com'è possibile ch'abbi fatto quanto dici? CAPPIO. Questi son miracoli che sa fare il vostro Cappio. GIACOMINO. Tu ridi, m'arai detto la bugia.

, m'avete detto che il segreto non si potr

ALTILIA. Vita mia, potrete commandarmi e dispor di me come di cosa vostra; solo vi priego m'adempiate quella promessa che per vostra buona grazia m'avete fatta con quella volontá e prontezza con la quale ho adempita la mia, e considerate quanto mal stanno insieme amore e ingratitudine.

«E nel caso vostro, Fulvia, credete che potrei più facilmente rassegnarmi? «Stando così le cose nostre, sento che mi è necessario evitare di convertire in passione ardente, l'affetto che m'avete inspirato. Ma la passione verrebbe senza dubbio, la sento montare come un fiotto dal fondo del mio cuore.

Non me lo caverá di casa se non me lo paga benissimo: conosco che ne ha voglia. FILIGENIO. Mangone, son venuto a trovarti secondo l'appuntamento doppo tre ore; e se non m'hai servito, vengo almeno, ché ti ricordi di me. MANGONE. Sète venuto a tempo: v'ho comprato un schiavo piú meglio assai di quello che m'avete chiesto o che sapete desiderare.

Per finirla, apriti il petto, mostragli il cor tuo in scambio del mio; ché sapendo egli il cor mio, vedendo il tuo vederá appunto il mio. MASTICA. Tacete, che s'apre la porta del capitan Mastrilogo o Trasilogo, e vien fuori: che non ci senta parlare di queste cose. OLIMPIA. Aggiongivi altro tanto del tuo, Mastica, sai. MASTICA. Será bene se gli dirò la metá di quanto m'avete detto.

E voi tacete di lassù, perfido cane; gridai, raffidato da quella buona andatura, e cercando di volgere il nostro caso in burletta; siete voi che m'avete fatto incespicare, obbligando Galatea, la più candida delle ninfe, a seguirmi nell'acqua. Lasci star Galatea! rispose la mia nuotatrice. Quella poverina ha rimorso d'essersi messa a correre come una bambina matta. Perchè rimorso?

Per buon rispetto. LELIA. Orsú, Isabella! Non vi dimenticate di quanto m'avete promesso. ISABELLA. E voi non vi dimenticate di venirmi a vedere. Ascoltate una parola. CRIVELLO. S'io fusse in questa fregágnuola, so che 'l padrone mi perdonarebbe! SCATIZZA. Mangiaresti i polli per te, eh? CRIVELLO. Che ne credi? LELIA. Or volete altro? ISABELLA. Udite un poco. LELIA. Eccomi.

Enrico si trovò dinanzi a un problema, al quale aveva pensato qualche volta senza trovarci uno scioglimento onesto. M'avete detto che questo signor Marliani non potrebbe pensare a... ai casi vostri? diss'egli schivando così di rispondere direttamente alle domande di Nan

Non nata spagnuola, concedo; ma suddita spagnuola potrebbe ben essere. No, non suddita spagnuola; gridò il Fiesco, inasprito. Giuratelo per questa croce; disse pacatamente il Ximenes. Ah, non ardite! e temete di farvi spergiuro! Ve ne lodo. Ecco una quarta prova che m'avete detto il vero, giurando di non congiurare coi nemici del re.