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La greca volse il capo dietro di , vide l'abisso in cui stava per precipitare e gettò un grido di spavento. Grazia, balbettò ella che sentivasi mancare le forze. Una di noi deve morire! Urlò l'implacabile Fathma facendo fischiare l'jatagan. Guardati!

Con un salto da tigre si precipitò di sella, s'inginocchiò e puntò il remington. Il colpo partì. Il leone ferito alla testa fece un balzo di quindici piedi, gettando uno spaventevole ruggito. S'arrestò colla criniera irta che lo faceva parere due volte più grosso. Sfuggì alle moschettate di Notis e di Fathma e s'avventò contro l'arabo che aveva tratto l'jatagan. L'urto fu terribile.

Il greco a quell'intimazione si volse digrignando i denti. A cinquanta passi da lui stava Abù-el-Nèmr col fucile spianato, circondato dai suoi guerrieri. Maledizione! gridò il greco che comprese d'essere irremissibilmente perduto. Con un rapido gesto sguainò l'jatagan e lo puntò sul seno dell'almea gridando ad Abù: Se non ti fermi la uccido!

In un batter d'occhio si spogliò, nascose le vesti in una fitta macchia di bauinie, si legò sul capo l'jatagan e le pistole e raggiunta la riva scese risolutamente nell'acqua, nuotando vigorosamente. CAPITOLO II. Fathma.

Uccidimi piuttosto che darmi a lei! esclamò la sventurata. Cacciami l'jatagan nel petto, ma non gettarmi fra le braccia di quella maledetta! Sei pazza! La bella greca pagher

L'jatagan di Omar scese rapido come un lampo fendendogli il cranio fino al mento; dall'enorme ferita sfuggì un torrente di sangue misto a brani di cervella. Il nubiano sollevò la terra colle unghie per due o tre volte poi s'irrigidì. E uno, disse Omar, asciugando la lama dell'jatagan. Domani Fathma scanner

Egli allungò una mano, l'afferrò per un lembo del suo habbaras, con una violenta strappata le fece perdere l'equilibrio e s'avventò nella stanza come una tigre cercando di strapparsi dalla cintura l'jatagan, ma era troppo tardi. Fathma s'era gettata a testa bassa su di lui col pugnale d'Omar in mano.

O'Donovan! gridò Fathma con disperato accento. La sua voce si perdè fra gli urli feroci dei mahdisti. Scendiamo! gridò ella. S'aggrapparono agli arbusti per discendere, ma il tempo mancò. Dall'alto della rupe venivano giù precipitosamente dei nudi guerrieri agitando le loro lancie e le loro scimitarre. Siamo perduti! gridò Omar. Indietro cani! urlò Fathma, strappandosi dalla cintura l'jatagan.

I beduini, col taub tirato in sulla bocca per non avere le fauci riempite dalla sabbia, e l'jatagan e le h

Lo afferrò per la gola e gli sprofondò l'arma fino all'impugnatura nel cuore, gettandolo esanime al suolo. Era tempo. I beduini, aiutandosi gli uni cogli altri, stavano per giungere alla finestra saltando come scimmie fra i rami dell'enorme tamarindo. Omar abbandonò per un momento la porta ed accorse in aiuto di Fathma che, strappato l'jatagan al morto, cercava di respingere gli assalitori.