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Trasse l'jatagan e lo porse a Elenka che ne provò il filo e la punta. In guardia disse l'almea con tono glaciale. Fra dieci minuti bisogna che tutto sia terminato. Elenka alzò il gonnellino per essere più libera e andò a mettersi a venti passi dal burrone volgendogli le spalle. Fathma le si mise di fronte, raccolta su stessa come una tigre, colla punta dell'arma diretta al seno della rivale.

Ella posò una mano sul calcio di una pistola e l'altra sul pugnale passati nella cintura. Guardami in volto, Fathma, io sono Elenka la fidanzata dell'arabo Abd-el-Kerim!... Elenka! esclamò Fathma con accento feroce. Le due rivali si erano raccolte su se stesse come per islanciarsi l'una addosso all'altra; l'almea aveva impugnato l'jatagan e la greca aveva levata la pistola e l'aveva armata.

Gli Egiziani non si muoveranno, ve lo dico io, diss'egli. Urleranno come cani, ma non ardiranno inseguire Fit Debbeud e i suoi beduini. Si sbarazzò del coftan e dell'archibuso, armò le pistole che si passò nella cintola, si assicurò se l'jatagan scorreva nella guaina e marciò dritto verso gli avamposti egiziani che bivaccavano al chiarore dei fuochi a gran pena tenuti accesi.

Un sorriso sprezzante e insieme incredulo sfiorò le labbra dell'araba; lanciò lungi da l'jatagan, si gettò sulle spalle una magnifica farda ricamata in oro e staccò da un chiodo una carabina rabescata e incrostata d'argento. Con quest'arma abbattei più che dieci leoni, diss'ella fissando Elenka che s'avvolgeva nel suo taub. Oggi abbatterò te!... È ciò che io voglio vedere, o mia rivale.

Zitto, miserabile! disse l'arabo fremente. Grazia, balbettò il beduino. Abd-el-Kerim gli strappò l'jatagan dalla cintura e prima che l'altro potesse parare il colpo glielo cacciò attraverso il ventre. Con una seconda sciabolata lo irrigidì. E uno, mormorò l'arabo freddamente. Se All

Se non ti affretti a parlare ti taglio ambe le orecchie. Lasciaci in pace, brutto negro, urlò l'egiziano. Lo sceicco, furibondo, aveva tratto l'jatagan e stava per scagliarsi su quel gruppo di persone inermi, quando improvvisamente si arrestò cogli occhi sbarrati, le braccia tese all'indietro, istupidito, trasognato.

Omar prese la carta, la lesse e la nascose con cura in petto. Takir, gli disse, recita una preghiera. Il nubiano guardò con terrore Omar che teneva alzato l'jatagan. Perchè vuoi che reciti una preghiera? gli disse con voce tremante. Perchè fra un minuto ti presenterai al Profeta. Grazia!... grazia!... M'avevi promesso di non uccidermi!... Grazia, abbi piet

Tornò a gettarglisi addosso colpendolo in mezzo al petto con un furioso colpo di testa. Bianco e negro, afferratisi a mezzo corpo, rotolarono a terra urlando come belve, tempestandosi di pugni e dilaniandosi le carni coi denti. Ad un tratto Notis violentemente si separò dall'avversario, balzando in piedi; nella mano dritta stringeva l'jatagan bagnato di sangue fino all'impugnatura.