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Subito fu stupita, mettendo gli occhi su Diana, della grande somiglianza che era fra lei e la principessa. L'antica serva, dandosi tutte le arie e il sussiego di una gran dama, ringraziava le due signore dell'onore che le facevano: onore da lei immeritato: le pregava con ostentazione a scusare l'umilt

Per l'inaugurazione d'un Circolo Universitario. A voi, studenti, e agl'invitati illustri che sono tra voi, domando perdono se non fui abbastanza modesto da rifiutare l'onore immeritato che mi faceste, chiamandomi a inaugurare il vostro Circolo con un breve discorso. Ma v'era nel vostro invito un significato che accarezzava irresistibilmente quel particolare amor proprio, sospettoso d'altri e di , che viene coi capelli grigi; il vostro invito voleva dire che, nonostante la disparit

La Desirée Soleil, la diva, si mostrò indifferente a quell'abbandono così immeritato, ma Andreina Calziraghi ne soffrì assai, perchè essa amava sempre il Vharè, come gi

Non dico tutto...» Nel punto che scriveva quelle parole non pensava ella che il tradimento del marito al quale aveva portato tanto amore, il tradimento di chi aveva dubitato dell'amore di lei credendosene indegno, di chi aveva promesso dedicare tutta la vita a meritarlo, a serbarselo, fosse in lui una colpa grave, un immeritato castigo per lei?

Certo il poeta non pensò illuminar le leggi della sventura con quel provvida che par sancire un immeritato dolore, annullare, compensandole fra loro, le sofferenze degl'innocenti. Crudele parola, indice di una legge storica che infligge dolore non giusto secondo il veder nostro, che ha dunque una intima ragione di mistero; crudele parola e in tutto il coro la pia potente, per questo appunto che ci suona tanto amara. Ecco la lunga tratta dei pellegrini polacchi che passano cantando le litanie di Mickiewicz: «Per tutte le ferite, le torture e le lagrime dei prigionieri, dei proscritti, dei pellegrini polacchi, liberaci, SignoreSe la infelice Polonia ricuperasse un giorno l'indipendenza troverebbe l'arte polacca nella gioia le ispirazioni sublimi ond'ebbe gloria nel dolore? In Italia, signori, si può dubitarne. Quando l'anima italiana diede al dolore nazionale un'espressione artistica trovò accenti immortali; e che trovò invece quando la indipendenza e l'unit

Ecco le visioni dantesche del dolore. Considerate, signori, come fra tante ammirabili forme che vincono i secoli, quelle ci rapiscano a entusiasmi quasi tormentosi nella loro dolcezza, nella loro misura superiore alla parola, le quali ci rappresentano un dolore almeno in parte immeritato, almeno in parte inesplicabile. Quando Dante ci descrive una pena giustamente commisurata alla colpa, mai non si mesce all'ammirazione nostra il sentimento dolce e tormentoso di cui vi parlo. Solo fra i dannati ci commuove così Francesca. Il poeta rappresentò Francesca e la sua colpa per modo che la sua pena eterna non consuona, inconsci o no che ne siamo, con il nostro intimo sentimento della giustizia. La dolce Francesca, che dall'impeto colpevole del volere altrui, d'improvviso, in un momento di oblio, fu tratta al peccato, che neppur nell'Inferno ha smarrito il senso riverente del divino, il desiderio della preghiera, il gentile rispondere dell'animo alla piet

Ma vi ha di più: io sono lieto di potervi oggi recare una nuova prova meravigliosa della precoce potenza, con la quale Alessandro Manzoni sentì stesso. Uno de' più geniali amici della sua vecchiaia, il professor Giovanni Rizzi, poeta gentile e sapiente educatore, conservava inedito presso di un mirabile Sonetto, composto dal Manzoni nell'anno 1801, il che vuol dire sul fine del suo quindicesimo o sul principio del sedicesimo anno della sua vita. Egli mi permise, per tratto di grande amorevolezza, in questa occasione a me tanto solenne, di levarlo dall'oblio immeritato, in cui rimaneva da settantasette anni. È, come vedrete, un ritratto fisico e morale che lo stupendo giovinetto faceva di stesso; vi è qualche cosa d'ingenuo nell'espressione, ma nel tempo stesso vi si ammira, insieme con una grande e preziosa sincerit

Mio signore, perchè mi dite voi ciò? rispose il Fiesco, maravigliato. E perdoni Vostra Altezza, se ardisco interrogare: ma è così nuovo e così immeritato il rimprovero, che io sento il bisogno di chiederne il perchè. Il perchè non è difficile a dirsi; replicò Ferdinando. Lo sapete, il proverbio? Chi non è con me vuol esser contro di me.

Lenire un dolore così grande e immeritato come il vostro, signora, non è possibile: ciò che possiamo fare si è di rendere meno trista la vostra sorte, provvedendo all'avvenire dei vostri bambini. Gli è con questo intendimento che gli zuavi pontifici, non serbando nessun rancore verso la famiglia del condannato, commossi anzi dalla vostra condizione infelice, hanno posto in comune delle offerte.