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³³² Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXI, p. 77. La politica estera vi entrava sempre; ma negli ultimi anni, poco o punto. Se la Francia vi facea capolino, e non potea non farvelo, ciò era pei suoi Giacobini.

«Li Giacobini nel nostro paese, cioè in Palermo e nella Sicilia tutta, non sono i nobili, i popolani, ma sono le persone che non

«Oh! sclamarono i commensali interrompendo il frate con grandi risa: ma egli guardato un poco in viso ai più arditi; con occhi scintillanti, e reggendosi alla spalliera della sua scranna, proseguì sullo stesso tono: «Sissignori! un brindisi alla Francia matta e ai suoi giacobini! Mi spiego. Se non fossero state le pazzie dei Francesi, questi gran gentiluomini sarebbero venuti quassù? No? E allora la coppia felice, in mezzo a cui seggo indegnamente, sarebbe? Giacobini alla vostra salute; non in questo, ma nell'altro mondo, se Dio vi perdoner

È l'osservazione precisa fatta da Jacolliot a Jackson Davis, il quale gli rispose che questo partito è quello che tenta continuamente di far l'avvenire con l'aiuto della leggenda del passato, e che, erede delle dottrine dei giacobini, sogna una repubblica autoritaria con un presidente dai poteri estesi.

Tu non comprendi dunque questa lingua, tu? Puff! per chi mi prendi tu dunque, pagliaccio? La lingua di Voltaire e dei giacobini! Vade retro satana! Io sono un pio cattolico e non un empio rivoluzionario come tu.

Nei momenti critici della monarchia di luglio emerse adunque nel modo più vivo, che il governo parlamentare non aveva potuto, durante il corso di una generazione, coltivare saldamente su questo suolo la sana moderazione dei popoli liberi. Tutto il paese rintronava di nuovo di selvagge grida di guerra, il ministro Thiers lanciava rumorosamente le frasi grosse del club dei giacobini, perfino il re nei momenti d'ira minacciava di mettersi in capo il berretto rosso, e la diplomazia tedesca esclamava corrucciata: «il 1830 è di nuovo al governo!». Questo popolo prese sul serio l'inanit

Tirava anche i suoi conti sul bel guadagno avuto in quel negozio; e oltre l'ingratitudine dell'Alemanno, gli sommavano l'inimicizia di quel Giuliano, il quale avrebbe potuto trarlo chi sa in che guai, massime se le cose dei giacobini finivano a bene... Questo pensiero gli faceva sudare le tempia; e Marta che lo credette occupato d'alte cose, quando lo vide la seconda volta passare vicino al calesse, senza dire ai bai; forse gli fu più giusta di Anselmo, che gli tirò dietro a campane doppie, come abbiamo visto!

Da Marsiglia un tale per burla o per vendetta od anche per insipienza mandava una carta, una semplice carta, con l’indirizzo: Al cittadino N. N., a Troina: e tosto alcuni Troinesi venivano improvvisamente investiti, catturati e condotti come Giacobini a Palermo.

²⁸¹ Vedi i nn. 29 e 30. Palermo, 17 e 24 febbraio. Inchiostro perduto! Il Governo avea tutt’altro pel capo che il saggio consiglio dell’articolista palermitano. Proprio nel 1795 la caccia ai Giacobini era una delle sue occupazioni ordinarie. I tempi, le leggi, i costumi mantenevano un esercito di persone che vivevano di liti. La parola esercito non è iperbolica.

Si trova in una continua agitazione»¹⁹¹. ¹⁹¹ Diario ined., a. 1799, pp. 172-73. Se questo era l’ambiente governativo, nobilesco, popolare contro i novatori e contro i Francesi, dei quali facevasi tutt’uno coi detestati Giacobini, facile è presumere quale dovesse esser la poesia politica che lo ritraeva. Uno dei primi componimenti nel genere era un sonetto di Giuseppe da Ponte.