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I pöetastri raglino Vieti e melliflui canti, Le olenti dame pensino Ai bambini lattanti, Credan davver gli stolidi Ch'oggi ogni sdegno è spento, Biascichi un complimento Ogni bocca volgar! Io, solitario, medito Chiuso nella mia stanza Che retaggio di popoli Grulli è una grulla usanza... a vagolar pei trivii Coi miei pensier discendo, Chè fuggo un quadro orrendo Che m'eccita a imprecar.

«Io fuggo a te, mi aggrappo a te; dimmi, per amor di Dio, che niente, che nessuno ci potr

Signora disse il maggiore io sono nelle vostre mani. Ella lo guardò, sgomenta. L'ufficiale svizzero era in uniforme, tutto gallonato, tutto scintillante di oro: ma teneva il capo abbassato sul petto. Che avete fatto? chiese ella, duramente. Sono scappato, signora. Fuggo da tre ore: due ore siamo stati nascosti in una macchia, il mio cavallo e io. Non avete preso parte alla battaglia?

Ma non so più leggere. Quando il luglio è implacabile coi suoi trenta gradi, io fuggo le morte biblioteche. Io voglio l'aria, il cielo, il mare!

CRICCA. ... Vengo fuori per trovar altri birri, e per tutto Napoli non posso incontrarne un solo. E quando li fuggo l'incontro per ogni passo.... PANDOLFO. Lasciamo il ragionar de birri, ché ne hai detto a bastanza. CRICCA. ... Non potendo trovar birri, ritorno al luogo e veggio che colui che avea questo, era l'astrologo.... PANDOLFO. Che astrologo? di che parli tu?

Lassa da grave e da mortal ruina Sentomi tanto duramente oppressa, Che quasi al disperar fatta vicina Mi conduco a parlar fuor di me stessa: Crebbi in mezzo a' tesor; nacqui reina; Ed or d'ogni miseria in fondo messa, Per questi boschi, ovunque il piè mi mena, Fuggo de' Turchi la crudel catena.

Il giovane superbissimo di questo rimproccio che tornava a tanta sua esaltazione, ripose il piede in terra, si fece portare la sua maglia e il piastrone del petto, indossò l'una, si affibbiò l'altro, cinse la spada che era appiccata alla colonna, e, come si provò saldo, disse: Avete ragione, padre, messer Adalberto non ci viene incontro di certo. E il padre: Conviene esser leali: neppure fuggo.

Mi cerca? dov'è? io non lo fuggo mica!» E mentre la cieca si sentiva rimpicciolire il cuore, il signor Fedele quasi in punto di battere le mani dall'allegrezza, menava la figlia giù per le scale a quella stanza, dove erano Don Marco e il frate.

CAPITANO. Va' va', poni la barba prima e poi mi disfida. Che onor mi sarebbe pormi con un par tuo? AMASIO. Perché non vuoi far questione meco? CAPITANO. Per ragion di Stato. AMASIO. Dove fuggi? CAPITANO. Io fuggo? ahi, ciel traverso, io seguo te! Oimè, che ho avuto a rompermi il collo! AMASIO. Codardaccio, ora ti pestarò! CAPITANO. Oh che onore! ferir un caduto è cosa da gentiluomo?

Un urto brusco!... un grande scrollìo di cerniere!... Ah! maledetto guscio di tartaruga! Il mio treno è incatenato! Io ne fuggo fuori rompendo i vetri, come un lupo che scappi abbandonando la coda superflua, (non è forse un oggetto di lusso?) alle mascelle d'una trappola!... Ed entro finalmente nella citt