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Era a vedersi una scena faceta Marfisa mezza ignuda con la spada, che passeggia fanatica inquieta, e Ipalca spaventata, che la bada e che la guarda come una cometa, non intendendo il fatto come vada; ma finalmente ardita le chiedeva la ragion del furor che l'accendeva.

Una felice, elegante, maestosa, diligente e notomizzata esposizione, molti riflessi, molta satira e molta filosofia formano que' due libretti, veramente degni di andar separati dalle immense lordure ch'escono alla stampa in questo secolo detto «illuminato». Il sublime del loro stile, sopra una base faceta, sostiene ingegnosamente una continua ironia, che gli fa seri e scherzevoli a un tratto e col piú fino sapore.

Ecco il fattarello analogo! proruppe Caldesi, provocando la risata degli amici con codesta sua frase ripetuta ad ogni passaggio erudito che io, per aprirgli la vena faceta, andava con istudiata frequenza innestando nelle nostre conversazioni.

Poteva essere una chiusa faceta, o mostrava almeno l'intenzione di parer tale. Ma sicuramente ce ne potevano esser di serie, che non lasciassero tanto amaro nell'anima. Del resto, a mostrare che quell'intenzione non c'era, il generale fece una giravolta sui tacchi, e se ne andò via zufolando. Ettore!... mormorò la signora.

Tanto era meglio aspettare domani o un altro giorno qualunque. E per tutta la passeggiata quella nuvola è discussa, lambiccata, ed è unico argomento della noiosa e fredda conversazione. Ecco il fumo! E bada bene di voler disarmare il brontolone collo scherzo amoroso, colla barzelletta faceta. Sarebbe come soffiare nel fuoco di Vigiona. Più si soffiava e più faceva fumo.

Facevo io pure così, diceva Ernesta con un riso melanconico; qualche volta lo tento ancora, ma non mi riesce; è un giuoco che va fatto fra le ginocchia della mamma. Queste brevi passeggiate chiamavano sempre il sorriso sulle labbra dei due poveretti: era raro che Leonardo non si fermasse d'un tratto per dire un'idea faceta o bambinesca che gli veniva allora. Facciamo un giuoco, disse una volta.

La più bella cosa a vedersi in Valenza è il mercato. I contadini valenzani sono di tutta la Spagna i più artisticamente e bizzarramente vestiti. Per fare una bella figura in mezzo alle maschere dei nostri veglioni, non avrebbero che da entrare in teatro tal quale si trovano i giorni di festa e di mercato per le strade di Valenza e per le vie della campagna. Al vedere i primi così vestiti, vien da ridere, e non si può credere in nessuna maniera che sian contadini spagnuoli. Hanno non so che aria di greci, di beduini, di giuocatori di pallone, di danzatori di corda, di donne mezzo spogliate per andare a letto, di comparse da tragedia non finite di vestire, di gente faceta che voglia far ridere a spese sue. Hanno una camicia bianca ed ampia che tien luogo di giacchetta, un panciottino di velluto di vario colore aperto sul petto, un par di calzoni di tela, della forma di quei degli zuavi, che non arrivano al ginocchio, e paion mutande di donna, e svolazzano come le gonnelline d'una ballerina; una fascia rossa o azzurra intorno alla vita; una specie di uose di lana bianca, ricamate, che lascian vedere il ginocchio nudo; un par di sandali di corda come i contadini catalani; e per copertura della testa, che portan quasi tutti rapata come i chinesi, un fazzoletto rosso, o turchino, o giallo, o bianco, avvolto a modo di cartoccio e annodato sulle tempie o sulla nuca; sul quale metton qualche volta un cappelletto di velluto, di forma simile a quello che s'usa nelle altre provincie di Spagna. Quando vanno in citt