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tal, non per foco, ma per divin'arte, bollia la` giuso una pegola spessa, che 'nviscava la ripa d'ogne parte. I' vedea lei, ma non vedea in essa mai che le bolle che 'l bollor levava, e gonfiar tutta, e riseder compressa. Mentr'io la` giu` fisamente mirava, lo duca mio, dicendo <<Guarda, guarda!>>, mi trasse a se' del loco dov'io stava.

<<Se tu avessi>>, rispuos'io appresso, <<atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso>>. Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, gia` faccendo la risposta, e soggiugnendo: <<Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi si` a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che la` giu` cotanto costa>>.

<<O frate mio, ciascuna e` cittadina d'una vera citta`; ma tu vuo' dire che vivesse in Italia peregrina>>. Questo mi parve per risposta udire piu` innanzi alquanto che la` dov'io stava, ond'io mi feci ancor piu` la` sentire. Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava in vista; e se volesse alcun dir 'Come?, lo mento a guisa d'orbo in su` levava.

NER. Stromento giá di mia grandezza forse ell'era: ma, stromento de' miei danni fatta era poscia; e tal pur troppo ancora dopo il ripudio ell'è. La infida schiatta della vil plebe osa dolersen? osa pur mormorar del suo signor, dov'io il signor sono? Omai di Ottavia il nome, non che a grido innalzar, non pure udrassi sommessamente infra tremanti labra, mai profferire; o ch'io Neron non sono.

Il senso di questa lettera, quantunque alquanto di sopra aperto n'abbia, non si può qui mostrare essere litterale, e però è da riserbare quando si tratterá l'allegorico. «E disse», questa donna: «Ora ha bisogno il tuo fedele, Di te»; percioché è in grandissima tribulazione, per la paura la quale ha delle tre bestie, che il suo cammino impediscono; «ed io a te lo raccomando»; volendo dire, poiché suo fedele era, che ella nel suo scampo s'adoperasse. «Lucia, nemica di ciascun crudele, Si mosse», udito questo, «e venne al loco dov'io era, Ch'i' mi sedea con l'antica Rachele». Rachele fu figliuola di Laban, fratello di Rebecca moglie d'Isach, e fu moglie di Giacob: la quale storia alquanto piú distesamente si racconterá appresso nel quarto canto di questo libro. «Disse: Beatrice, loda», cioè laudatrice, «di Dio vera»; quasi voglia per questo intendere essere vere, e non lusinghevoli fittizie, le parole con le quali Beatrice loda Iddio. «Che non soccorri quei che t'amò tanto», avanti che impedito fosse in quella valle tenebrosa, «Ch'uscí per te della volgare schiera?», cioè, che per piacerti, lasciati i riti del vulgo, si diede a costumi e a operazioni laudevoli. «Non odi tu la pièta», cioè l'afflizione, «del suo pianto», il quale egli fa nella diserta piaggia? «Non vedi tu la morte, che 'l combatte», cioè la crudeltá di quelle bestie, le quali con la paura di il combattono e conduconlo alla morte, «Su la fiumana»: qui chiama «fiumana» quello orribile luogo nel quale l'autore era da quelle bestie combattuto, quasi quegli medesimi pericoli e quelle paure induca la fiumana, cioè l'impeto del fiume crescente, il quale è di tanta forza, che dir si può «ove», sopra la quale, «'l mar non ha vantocioè non si può il mare vantare d'essere piú impetuoso o piú pericoloso di quella.

Quant'esser convenia da se' lucente quel ch'era dentro al sol dov'io entra'mi, non per color, ma per lume parvente! Perch'io lo 'ngegno e l'arte e l'uso chiami, si` nol direi che mai s'imaginasse; ma creder puossi e di veder si brami. E se le fantasie nostre son basse a tanta altezza, non e` maraviglia; che' sopra 'l sol non fu occhio ch'andasse.

e l'occhio riposato intorno mossi, dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov'io fossi. Vero e` che 'n su la proda mi trovai de la valle d'abisso dolorosa che 'ntrono accoglie d'infiniti guai. Oscura e profonda era e nebulosa tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa.

<<O frate mio, ciascuna e` cittadina d'una vera citta`; ma tu vuo' dire che vivesse in Italia peregrina>>. Questo mi parve per risposta udire piu` innanzi alquanto che la` dov'io stava, ond'io mi feci ancor piu` la` sentire. Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava in vista; e se volesse alcun dir 'Come?, lo mento a guisa d'orbo in su` levava.

e l'un ne l'altro aver li raggi suoi, e amendue girarsi per maniera che l'uno andasse al primo e l'altro al poi; e avra` quasi l'ombra de la vera costellazione e de la doppia danza che circulava il punto dov'io era: poi ch'e` tanto di la` da nostra usanza, quanto di la` dal mover de la Chiana si move il ciel che tutti li altri avanza.

Rispuosemi: <<Cosi` com'io t'amai nel mortal corpo, cosi` t'amo sciolta: pero` m'arresto; ma tu perche' vai?>>. <<Casella mio, per tornar altra volta la` dov'io son, fo io questo viaggio>>, diss'io; <<ma a te com'e` tanta ora tolta?>>. Ed elli a me: <<Nessun m'e` fatto oltraggio, se quei che leva quando e cui li piace, piu` volte m'ha negato esto passaggio;