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I' veggio aperte le dorate porte del gran gìardin, ch'i muri ha di zaffiro; qui n'accoglie Diana; e qui n'envia per la verdura del suo bel verziero; qui la fiorita e verde primavera move d'intorno, e va pascendo il verde del santo umor de la rugiada eterna; qui l'alma Clori e 'l suo diletto sposo spargendo a l'aere ognor novelli odori van dipingendo il variato suolo; qui non arde la state e qui non sfronda l'autunno i rami e non gli imbianca il verno; qui vive il verde eterno; eterni rivi di liquidi smeraldi i verdi prati van compartendo; al mormorar de l'acque, al soave spirar de le dolci aure, al tremolar de i verdeggianti rami, suonano in dolci e 'n dilettosi accenti mille amorosi eterni rosignoli.

Tener non puoi quest'empia plebe ancora in quel non cal, ch'ella pur merta. Ai roghi d'Agrippina, e di Claudio, è ver, si tacque: tacque a quei di Britannico: eppur oggi d'Ottavia piange, e mormorar si attenta. Svela i falli d'Ottavia, e ogni uom fia muto.

E come suono al collo de la cetra prende sua forma, e com’ al pertugio de la sampogna vento che penètra, così, rimosso d’aspettare indugio, quel mormorar de l’aguglia salissi su per lo collo, come fosse bugio. Fecesi voce quivi, e quindi uscissi per lo suo becco in forma di parole, quali aspettava il core ov’ io le scrissi.

O dolce amor che di riso t'ammanti, quanto parevi ardente in que' flailli, ch'avieno spirto sol di pensier santi! Poscia che i cari e lucidi lapilli ond'io vidi ingemmato il sesto lume puoser silenzio a li angelici squilli, udir mi parve un mormorar di fiume che scende chiaro giu` di pietra in pietra, mostrando l'uberta` del suo cacume.

E come suono al collo de la cetra prende sua forma, e si` com'al pertugio de la sampogna vento che penetra, cosi`, rimosso d'aspettare indugio, quel mormorar de l'aguglia salissi su per lo collo, come fosse bugio. Fecesi voce quivi, e quindi uscissi per lo suo becco in forma di parole, quali aspettava il core ov'io le scrissi.

Tu te n'andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere. Ma di` s'i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando 'Donne ch'avete intelletto d'amore'>>. E io a lui: <<I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando>>.

L'obelisco pur fiorito pare, quale un roseo stelo; in sue vene di granito ei gioisce, a mezzo il cielo. Ode a piè de l'alta scala la fontana mormorar, vede a 'l sol l'acque croscianti ne la barca scintillar. In sua gloria la Madonna sorridendo benedice di su l'agile colonna lo spettacolo felice. Cresce il sole per la piazza dilagando in copia d'or. È passata la mia bella e con ella va il mio cuor.

O dolce amor che di riso t’ammanti, quanto parevi ardente in que’ flailli, ch’avieno spirto sol di pensier santi! Poscia che i cari e lucidi lapilli ond’ io vidi ingemmato il sesto lume puoser silenzio a li angelici squilli, udir mi parve un mormorar di fiume che scende chiaro giù di pietra in pietra, mostrando l’ubert

Tu te n'andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere. Ma di` s'i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando 'Donne ch'avete intelletto d'amore'>>. E io a lui: <<I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando>>.

O dolce amor che di riso t’ammanti, quanto parevi ardente in que’ flailli, ch’avieno spirto sol di pensier santi! Poscia che i cari e lucidi lapilli ond’ io vidi ingemmato il sesto lume puoser silenzio a li angelici squilli, udir mi parve un mormorar di fiume che scende chiaro giù di pietra in pietra, mostrando l’ubert