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<<Sanza vostra domanda io vi confesso che questo e` corpo uman che voi vedete; per che 'l lume del sole in terra e` fesso. Non vi maravigliate, ma credete che non sanza virtu` che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete>>. Cosi` 'l maestro; e quella gente degna <<Tornate>>, disse, <<intrate innanzi dunque>>, coi dossi de le man faccendo insegna.

«Sanza vostra domanda io vi confesso che questo è corpo uman che voi vedete; per che ’l lume del sole in terra è fesso. Non vi maravigliate, ma credete che non sanza virtù che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete». Così ’l maestro; e quella gente degna «Tornate», disse, «intrate innanzi dunque», coi dossi de le man faccendo insegna.

«O voi che sanz’ alcuna pena siete, e non so io perché, nel mondo gramo», diss’ elli a noi, «guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo; io ebbi, vivo, assai di quel ch’i’ volli, e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo. Li ruscelletti che d’i verdi colli del Casentin discendon giuso in Arno, faccendo i lor canali freddi e molli,

«O voi che sanz’ alcuna pena siete, e non so io perché, nel mondo gramo», diss’ elli a noi, «guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo; io ebbi, vivo, assai di quel ch’i’ volli, e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo. Li ruscelletti che d’i verdi colli del Casentin discendon giuso in Arno, faccendo i lor canali freddi e molli,

E come li stornei ne portan l'ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, cosi` quel fiato li spiriti mali di qua, di la`, di giu`, di su` li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di se' lunga riga, cosi` vid'io venir, traendo guai,

Cosi` 'l maestro; e quella gente degna <<Tornate>>, disse, <<intrate innanzi dunque>>, coi dossi de le man faccendo insegna. E un di loro incomincio`: <<Chiunque tu se', cosi` andando, volgi 'l viso: pon mente se di la` mi vedesti unque>>. Io mi volsi ver lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.

<<O voi che sanz'alcuna pena siete, e non so io perche', nel mondo gramo>>, diss'elli a noi, <<guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo: io ebbi vivo assai di quel ch'i' volli, e ora, lasso!, un gocciol d'acqua bramo. Li ruscelletti che d'i verdi colli del Casentin discendon giuso in Arno, faccendo i lor canali freddi e molli,

<<Se tu avessi>>, rispuos'io appresso, <<atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso>>. Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, gia` faccendo la risposta, e soggiugnendo: <<Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi si` a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che la` giu` cotanto costa>>.

Così ’l maestro; e quella gente degna «Tornate», disse, «intrate innanzi dunque», coi dossi de le man faccendo insegna. E un di loro incominciò: «Chiunque tu se’, così andando, volgi ’l viso: pon mente se di l

E come li stornei ne portan l'ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, cosi` quel fiato li spiriti mali di qua, di la`, di giu`, di su` li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di se' lunga riga, cosi` vid'io venir, traendo guai,