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Ermellina, la chiesa e le donnette sostengono le scarpe a quella cura; basta, natura, scarpa o medic'arte, Marfisa piú verso il cielo non parte. Vero è ch'ella rimase estenuata con una lunga febbre lenta lenta, e certa tossa asciutta ed ostinata, sicché del stato suo non è contenta.

Prometteva per arrivare a' suoi fini e poi, senza scrupoli, sghignazzando, mancava di parola. Ingannava, commetteva bricconate, e se ne gloriava, nel suo linguaggio mezzo meneghino e mezzo teutono. E anche negli affari e alla sua banca, colle belle donnette, "coi pei tonnett" ne faceva di tutti i colori.

La corruzione di Chalons non la cede per nulla a quella di Digione. Il quai è un continuo viavai di donnette che ti lanciano occhiate assassine. Non vi è soldato che non abbia un'amante. O mariti Italiani che nel 1859 coronaste d'alloro i vincitori di Magenta e ne aveste in ricambio altre corone, gioite: i vostri compatriotti sanno ben vendicarvi!

All'indomani tutto il villaggio parlava della mia avventura. Uguccione della Fagiuola l'aveva raccontata in piazza, il campanaro in canonica, il cursore in ufficio, le donnette ai mariti. Le autorit

Gli mostrava quel popolo buono, ameno, bizzarro, quei ruvidi pescatori figli del mare, quelle donnette goldoniane, quelle gondole uniformi, quelle voci di venditori ambulanti che cantavano l’annunzio della loro merce, vantando i bei cavoli, le belle frutta, i canestrini del pesce fresco e delle ostriche.

Lalla non disse mai una parola, aveva capito dov'era il difetto e pensava che, vestendosi all'indomani, avrebbe rimediato da . In casa d'Eleda si pranzò, quel giorno, più presto del solito: prima dell'Ave Maria bisognava essere in chiesa per la Novena. Nemmeno Pier Luigi ci voleva mancare. Se gli piacevano le belle donnette, non era una ragione per essere eretico.

Chi esce a piedi, chi va colla carrozza, chi col vapore e purchè non manchino il vin buono e le allegre donnette, c'è della gente che non bada a spendere. La Palmira e la Clementina furono subito in orgasmo all'idea di una scampagnata e pensarono di far mettere un nastro rosso sul cappellino della stagione.

Se il conte Zaccaria era disposto quella mattina a veder tutto color rosa, la nobildonna Chiaretta, sua illustre consorte, pessimista per indole, s'era svegliata d'umor più nero del consueto. Essa diceva chiaro alla cameriera che non vedeva l'ora che questa baldoria finisse, e ch'era una vita da cani, e che, se durava ancora un mese così, ci avrebbe rimesso la pelle. Meno male se l'amor proprio fosse stato soddisfatto. Ma ci voleva quel grullo di suo marito per contentarsene. Ormai tutti potevano avvicinare i Sovrani, tutti potevano andare a Corte, ed ella aveva avuto l'umiliazione di trovarvi certe donnette che non avrebbe ricevuto in casa sua, certe contesse di princisbecco che non si sapeva di dove venissero. Al gran ballo poi sarebbe stato uno scandalo addirittura. Eran stati messi in giro duemila inviti e s'era dovuto discendere fino ai nobili dell'Ordine dei segretarii, fino ai cavalieri della Corona di ferro di terza classe, fino ai mercanti arricchiti e alle loro femmine. Che più? Si diceva, ma questo la contessa Chiaretta non voleva crederlo, che ci sarebbe stata anche la moglie d'un banchiere ebreo. In verit

Una cosa lo tenta, Non gli occhi affumicati di donnette smorfiose, non i rubini delle bottiglie, ben altro: passar come saetta sul velocipede nelle vie di Milano, spingere a sfrenato galoppo un bel baio nei viali di circonvallazione; questo , lo tenta. Infine a venti anni si ha forse ragione di dire che la meccanica non basta.

Le donnette volevan quasi far credere che il dottore mirasse ad avvelenare Malgoni colla digitale o a corroderne la vita coi deprimenti. Questa calunnia, messa fuori colla solita sventatezza delle teste piccine, non fu senza conseguenza per una fantasia riscaldata come la mia; la malinconia, il pallore e le lagrime della povera siora Mina non erano per un terribile capo d'accusa?