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Un'altra signora Laner! La nuova signora Laner! Quella loro grande amarezza, quel loro continuo rodimento era un senso strano di gelosia: gelosia di Pierino, dell'orto, della Canonica, della roba; persino di don Giuseppe: insomma gelosia di tutto ciò che aveva appartenuto, che apparteneva a loro due soltanto e che sarebbe stato anche di quell'altra, della terza padrona che doveva capitare!

Salga su, venga a prendere una tazza di caffè.... Ecco la Provvidenza! Ieri ho finito la mia piccola provvista.... e per ciò sono uscito dalla canonica a stomaco vuoto; i fondi ribolliti non mi piacciono.... Neghi la Provvidenza se può!... Eh? Eh? Mentre egli faceva il giro del muro di cinta per entrare dal cancello, io avevo fatto preparare nella sala da pranzo le tazze pel caffè.

Troppa roba in una volta rispose la Teresa, sforzandosi di celiare. E soggiunse: Grazie a ogni modo, cara Giulia, delle tue premure, grazie dell'amicizia che mi dimostri. Erano uscite dalla basilica, avevano svoltato per la piazzetta dei Leoncini, prendendo poi la strada del ponte di Canonica e di San Filippo Giacomo. Uno di questi giorni potremo fare una passeggiata più lunga propose la Orfei.

E tornò a raccomandare e a predicare il savio precetto, alcuni giorni dopo, vedendo che la casa seguitava ad essere sossopra per l'ostinazione di Pierino, il quale, fatto ormai il primo passo, e visto che non lo avevano accoppato, teneva duro, ostinato come un vero montanaro. Alla Canonica non c'era più pace; e non c'erano più ore, per il desinare, per la cena.

In quel frattempo, si ammalò la serva di don Giuseppe, e se ne andò al suo paese a rinfrancarsi, ma poi non tornò più a Crodarossa, don Giuseppe si prese altre donne. La signora Angelica e la signora Rosina omai facevano tutto loro alla Canonica, come prima, quando c'era il povero don Giacomo, e alla casa nuova, non ci andavano più altro che la sera, per dormire.

E intanto i giorni passavano, ed erano sempre a Milano, e appena appena osavano guardarsi, mute, sbigottite con lunghi sospiri, all'idea della collera "giustissima" di Don Giuseppe, rimasto solo, abbandonato a Crodarossa, colla Nunziatina, bona de gnente, oppure pensando alla lavandaia, alla biancheria, alle mele cotogne "de cernir" e alla canonica, tutta quanta in rivoluzion! Bisogna partir....

Di solito, Prospero, accompagnava il prete quando questi ritornava alla canonica; invece quel giorno non si mosse. Egli aveva bisogno di godersi tutta la dolce felicit

Quando mi capitasse la voglia di palesare i fatti miei a qualcheduno, fate conto che non vorrei confessarmi ad altro sacerdote che a voi. Or via, tregua alle parole, Curato mio dolce. Quanto danaro vi abbisogna per restaurare chiesa o canonica, comperarvi una tonaca nuova per riparare la fellonia di Nerone, ed una mezza dozzina di asciugamani per lasciare in riposo la pelle di Rodomonte?

Brambini Sicchè, io vi lascio. Bartolomeo Per me è ora canonica, e vi lascio anch’io. Signora Renzi Di gi

Don Procolo si trascinò fino alla Canonica dove aveva uno stambugietto accanto al solaio della sagrestia. Battistone trovò che la sua Ludovina, una serva padrona piena di premura, gli aveva messo il trabiccolo in letto e stava riscaldandogli del latte col miele per ammorbidirgli la raucedine. Il Cavaliere fe' scricchiolare le sue scarpe su per le scale: un ragazzetto gli aprì l'uscio e portò il lume in camera. Dei quattro celibi soltanto l'avvocato si perdette per distrazione nella nebbia e nell'oscurit