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Uguccione della Fagiuola, che era stato il primo a trascinarmi all'osteria e a mettermi in mano le carte, era il primo anche a denigrarmi ed a pungermi colla sua lingua di vipera.

Finalmente si giunse a ristabilire il silenzio ed egli riprese: Se il tiranno è un babbeo, suo fratello, l'arcivescovo Giovanni, lasciato in disparte negli affari di Stato, fa la figura d'un idiota!... È giusto.... disse il parroco don Vincenzo Liserio. Ed Uguccione della Fagiuola, soggiunse il dottore, è un imbecille!... Verissimo! esclamò Tobia.

Ramengo, infatti, ne intese di molti, i quali, in abiti bizzarri, accompagnandosi colla ghironda e la mandòla, gridavano stanze e sonetti appunto del Petrarca, di Cin da Pistoja, di Guido Cavalcanti, o leggende in cui si ricordavano le antiche vittorie dei Pisani sopra i Saracini di Sardegna, le imprese loro alle Crociate, il valore della Cinzica de' Sismondi, le cortesi prodezze di Uguccione della Fagiuola; senza dimenticare il conte Ugolino, sulla cui fine versavan tanto obbrobrio, quanta dispettosa compassione v'avea profuso l'Alighieri.

A quanto mi si raccontò, Uguccione Della Fagiuola era divenuto una iena, Lucchino Visconti un serpente a sonagli ed Ugolino Gonzaga si trovava trasformato in domatore di belve feroci, le quali avevano ridotto lo studio del dottore in una gabbia; l'organista voleva battere il tempo sulla testa del medico, e questi voleva cavar sangue per forza all'avversario.

Calmatevi.... gridò Ugolino Gonzaga, è meglio spargere il vino che il sangue.... Non sono di questa opinione! rispose Uguccione della Fagiuola, e questa volta vado d'accordo col medico.... Che cosa volete dire?... gli chiese il dottore, offeso di trovarsi d'accordo in qualche cosa con un individuo che gli era antipatico.

Uguccione della Fagiuola, l'uomo più mordace del paese, non aveva il tempo da biasimare la tragedia: la maldicenza tace quando ha la bocca piena.

Francesco Pusterla congiurava come al solito, apparecchiando una serie di bottiglie, destinate, come la macchina infernale di Fieschi, a far saltare in aria o cadere in terra la comitiva, Uguccione della Fagiuola, all'aspetto di quegli apparecchi, rasserenava il volto, mostrava uno sguardo benigno, dal quale traspariva un'intima soddisfazione, piena di promesse per darsi un contegno conveniente: egli andava lustrando coll'avambraccio il suo lungo e speluccato cappello a cilindro, il quale, partecipando dell'indole testereccia del cervello che proteggeva dalle intemperie, si mostrava ribelle ad ogni pulitura e si conservava a strapelo.

Io giuocavo e bevevo gran parte della notte; le perdite al giuoco mi animavano a raddoppiare le partite, e il vino mi eccitava la sete. Uguccione della Fagiuola colle carte, e l'oste col conto mi pelavano penna a penna, come si farebbe d'un pollo. Io era sempre pronto ad essere spiumato da tutti e due; giuocavo come una ruota, bevevo come una spugna, ed alla notte soffiavo come un mantice.

I veri colpevoli furono i falsi amici e i cattivi compagni. Alla testa di tutti pongo Uguccione della Fagiuola, il quale avendo scoperto in me i germi d'una nuova passione, che si andavano sviluppando, invece di mostrarmi i pericoli a cui andavo incontro, mi fece coraggio a persistere nelle prave abitudini. Egli era molto più vecchio di me, e l'esperienza doveva tenergli luogo d'educazione. Avrebbe potuto dirmi amichevolmente: Bada, Daniele, a quello che fai; tu sei costantemente innamorato delle cose pericolose, e trapassi con inconcepibile leggerezza dall'amore della donna all'amore della botte. Sta in guardia, non fidarti troppo dell'una dell'altra; entrambe ci lusingano da principio con prestigiose illusioni, entrambe producono soavi emozioni, brillano ai nostri occhi con ismaglianti colori, sorridono ai nostri sguardi, ai primi baci esaltano il nostro spirito, ci promettono la suprema felicit

Ugolino Gonzaga, trovando quell'entusiasmo esagerato, si mordeva le labbra, e pareva quasi pentito d'aver cooperato a salvare il tiranno. Uguccione della Fagiuola, al quale nulla sfuggiva, mi accennava con due occhiacci stralunati, e con un sogghigno sardonico quel marito soddisfatto, quella moglie affettuosa e quell'amico malcontento; indicandomi in pari tempo la beata fisonomia dell'arcivescovo Giovanni, che ammirava in quegli amplessi la santit