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Siccome per falsadori realmente i sopra detti Grifolino e Capocchio figurativamente in questa colpa prima si pongono, cosi personalmente di due qui si ragiona, d'i quali, l'uno fu un cavaliere di Firenze nominato messer Gianni Schicchi de' Cavalcanti, il quale, tra l'altre sue operazioni, alcuna volta, a petizione d'un altro cavaliere di Firenze, nominato Messer Simone de' Donati in un zio del detto Messer Simone, nominato Messer Buoso, in fine di morte stando in sul letto, falsamente trasformato il testamento di lui a suo modo fece, lasciando reda della maggiore parte del suo il detto messer Simone, nel qual testamento finalmente una sua cavalla di pregio d'alcun suo armento a medesimo diede.

Ramengo, infatti, ne intese di molti, i quali, in abiti bizzarri, accompagnandosi colla ghironda e la mandòla, gridavano stanze e sonetti appunto del Petrarca, di Cin da Pistoja, di Guido Cavalcanti, o leggende in cui si ricordavano le antiche vittorie dei Pisani sopra i Saracini di Sardegna, le imprese loro alle Crociate, il valore della Cinzica de' Sismondi, le cortesi prodezze di Uguccione della Fagiuola; senza dimenticare il conte Ugolino, sulla cui fine versavan tanto obbrobrio, quanta dispettosa compassione v'avea profuso l'Alighieri.

Una schiera poi di giovinetti, con vesti a vita e a striscie bianche e rosse e berretti piumati, incominciò su quei suoni a modulare questa graziosa canzone. Era di Guido Cavalcanti, e diceva così: Ben venga maggio E il gonfalon selvaggio! E a me consenta Amore Di primavera mia Goder l’almo colore, Goder la leggiadria Quanto l’occhio il desia, Quanto più splende il maggio.

Scrittori gravissimi meditando intorno alle cause per le quali la dottrina di Lutero attecchita in Germania non provò in Italia affermano, che in Italia pigliò indole piuttosto letteraria, che teologica; e dicono altresì, che i nostri filosofi invece di riformare la religione saltarono su ad abbattere Dio addirittura; certo lo studio dei classici così greci come latini educò, più che non bisognava, i savi del tempo al dubbio beffardo; e non contrasto la negazione di Dio essere antica dottrina in Italia; per non rammentarne altri da Guido Cavalcanti fino al Pomponazzo ne occorre continua la traccia; ma la sentenza degli scrittori alemanni troverai non vera solo che tu pensi ai tanti confessori della dottrina luterana surti in Italia tutta, a Siena come a Ferrara, a Lucca come a Firenze, a Napoli, e altrove, fra gli uomini solo bensì tra le donne, e non mica vulgari, o ignoranti, ma all'opposto preclare per ingegno, e di alto legnaggio. A suo luogo accennerò della causa, onde la riforma venne meno in Italia; intanto se ciò fosse bene o male, io non saprei; dacchè la riforma ti paia cosa finchè combatte, ed abbatte: adesso cattolicismo, e riforma mi fanno sembianza di gladiatori spiranti per le mutue ferite; chi lamenta la unit

Col qual simigliantemente un altro cavaliere di Firenze si vede, nominato, Messer Cavalcante de' Cavalcanti, il quale con simigliante credenza vivendo si tenne. Ond'io a lui lo strazio e 'l grande sciempio Che fece l'Arbia colorata in rosso, Tale orazion fa far nel nostro tempio