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121 E come egli aspettò, così gli avvenne; ch'al primo sdegno che tra loro nacque, senza suo ricercar, la balia venne il tutto a ricontargli, e nulla tacque. Lungo a dir fôra ciò che 'l cor sostenne, come la mente costernata giacque del giudice meschin, che fu oppresso, che stette per uscir fuor di se stesso: 122 e si dispose al fin, da l'ira vinto, morir, ma prima uccider la sua moglie; e che d'amendue i sangui un ferro tinto levassi lei di biasmo, e di doglie. Ne la citt

De l'un diro`, pero` che d'amendue si dice l'un pregiando, qual ch'om prende, perch'ad un fine fur l'opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo.

72 Il re volta le spalle, e signor lassa del ponte Orlando e d'amendue le porte; e fugge, e inanzi a tutti gli altri passa, mercé che 'l suo destrier corre più forte. Non mira Orlando a quella plebe bassa: vuole il fellon, non gli altri, porre a morte; ma il suo destrier al corso poco vale, che restio sembra, e chi fugge, abbia l'ale.

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch'avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l'ago, la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, che' gia` tiene 'l confine d'amendue li emisperi e tocca l'onda sotto Sobilia Caino e le spine;

De l'un diro`, pero` che d'amendue si dice l'un pregiando, qual ch'om prende, perch'ad un fine fur l'opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo.

E dice «imbianca», per questo vocabolo volendo essi diventar parventi, come paiono le cose bianche e chiare, dove l'oscuritá della notte gli teneva, quasi neri fossero, occulti. «Si drizzan tutti»; percioché, avendo il gambo loro sottile e debole, gli fa il freddo notturno chinare, ma, come il sole punto gli riscalda, tutti si drizzano, «aperti in loro stelo», cioè sopra il gambo loro, «Tal mi fec'io», quale i fioretti, «di mia virtute stanca», per la viltá che m'era nel cuor venuta; «E tanto buono ardire al cuor mi corse», per li conforti di Virgilio, «Ch'io cominciai», a dire, «come persona franca», forte e disposta ad ogni affanno: «O pietosa colei», cioè Beatrice, «che mi soccorse», col sollecitarti, e mandarti a me; «E tu», fosti, «cortese, che ubbidisti tosto Alle vere parole, che ti porse!»; percioché, dove venuto non fossi, io era veramente per perire. «Tu m'hai con disiderio il cuor diposto al venir con le parole tue», cioè con i tuoi ùtili conforti e vere dimostrazioni, «Ch'io son tornato nel primo proposto», cioè di seguirti. «Or va', ch'un sol volere è d'amendue». Non si potrebbe in altra guisa bene andare, se non fosser la guida e 'l guidato in un volere. «Tu duca», quanto è nell'andare, «tu signore», quanto è alla preeminenza e al comandare, «e tu maestro», quanto è al dimostrare; percioché uficio del maestro è il dimostrare la dottrina e il solvere de' dubbi.