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Ma vienne omai che gi

E gia` il poeta innanzi mi saliva, e dicea: <<Vienne omai; vedi ch'e` tocco meridian dal sole e a la riva cuopre la notte gia` col pie` Morrocco>>. Purgatorio: Canto V Io era gia` da quell'ombre partito, e seguitava l'orme del mio duca, quando di retro a me, drizzando 'l dito, una grido`: <<Ve' che non par che luca lo raggio da sinistra a quel di sotto, e come vivo par che si conduca!>>.

Mentre che li occhi per la fronda verde ficcava io si` come far suole chi dietro a li uccellin sua vita perde, lo piu` che padre mi dicea: <<Figliuole, vienne oramai, che' 'l tempo che n'e` imposto piu` utilmente compartir si vuole>>. Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto, appresso i savi, che parlavan sie, che l'andar mi facean di nullo costo.

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch'avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l'ago, la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, che' gia` tiene 'l confine d'amendue li emisperi e tocca l'onda sotto Sobilia Caino e le spine;

Provavo una stretta al cuore pensando alla mia vecchia madre, senza legna e senza pane in quel terribile inverno. Traversai di corsa Saint-Fons, Serezin, Chasse, Etressin, passai il Rodano a Vienne, e arrivai a Condrieux verso le undici di sera.

Mentre che li occhi per la fronda verde ficcava ïo come far suole chi dietro a li uccellin sua vita perde, lo più che padre mi dicea: «Figliuole, vienne oramai, ché ’l tempo che n’è imposto più utilmente compartir si vuole». Io volsi ’l viso, e ’l passo non men tosto, appresso i savi, che parlavan sìe, che l’andar mi facean di nullo costo.

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch'avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l'ago, la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, che' gia` tiene 'l confine d'amendue li emisperi e tocca l'onda sotto Sobilia Caino e le spine;

E gia` il poeta innanzi mi saliva, e dicea: <<Vienne omai; vedi ch'e` tocco meridian dal sole e a la riva cuopre la notte gia` col pie` Morrocco>>. Purgatorio: Canto V Io era gia` da quell'ombre partito, e seguitava l'orme del mio duca, quando di retro a me, drizzando 'l dito, una grido`: <<Ve' che non par che luca lo raggio da sinistra a quel di sotto, e come vivo par che si conduca!>>.

Divini quei tre anni nei lacci della baronessa Olga! ma era proprio una cosa curiosa il vedere quanto alla Baronessa Olga piacessero i dolci, le statuine di Saxe, le tazze di vieux Vienne, le rose durante l'inverno, le camelie in estate, i viaggi in primavera e in autunno, e le gite in tutte le stagioni. Eh! non c'era che dire, in quel patrimonio s'era fatto una gran buca! Come colmarla?

Mentre che li occhi per la fronda verde ficcava io si` come far suole chi dietro a li uccellin sua vita perde, lo piu` che padre mi dicea: <<Figliuole, vienne oramai, che' 'l tempo che n'e` imposto piu` utilmente compartir si vuole>>. Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto, appresso i savi, che parlavan sie, che l'andar mi facean di nullo costo.