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Percioché, veduto questo, assai chiaramente si vedrá per qual cagione da lui si rimovesse la viltá sua. E perciò, accioché in quella tornar si possa, si vuole insiememente pregare Iddio col salmista, dicendo: «Domine, deduc me in iustitia tua: propter inimicos meos dirige in cospectu tuo viam meam»; e, oltre a questo, fare alcune altre cose, secondo la dimostrazione della ragione.

Sovr'essa vedestu` la scritta morta: e gia` di qua da lei discende l'erta, passando per li cerchi sanza scorta, tal che per lui ne fia la terra aperta>>. Inferno: Canto IX Quel color che vilta` di fuor mi pinse veggendo il duca mio tornare in volta, piu` tosto dentro il suo novo ristrinse.

DON IGNAZIO. Zio, voi ne sète cagione, ché la vergogna degli errori commessi, quando vi si trapone autoritá d'uomo degno, diventa audacia. Si è fatto superbo per la mia viltá, ché se per l'offesa fattami l'avesse dato il dovuto castigo, non saria tale. Ma ella sará mia, o che tu voglia o non voglia; e diffiniamolo con l'armi. E ti ricordo che alla vecchia tu aggiungi nuova offesa.

La umilitá non è sola, ma ha la serva della viltá e spregio del mondo e di , che fa l'anima tenere vile: non appetisce onori, ma vergogne. La quale chiave diserra lo sportello che è nella porta del cielo, come la porta che ha lo sportello.

Siffatto paragone è semplice veritá, e non è ragion di tacerla perché sia a lode de' principi miei. Anche la paura di esser tacciato d'adulazione è viltá, se fa tacer la veritá. Or torniamo alle nefanditá. Nel 1413 Ladislao fu vittorioso, prese Roma, minacciò Toscana, Bologna. Ma ei morí l'anno appresso 1414.

Séguita di vedere, essendo l'autore giá entrato dietro alla ragione in cammino, donde potesse nascere in esso la viltá d'animo, la qual dimostra nel dubbio, il quale seco medesimo muove alla ragione: nel quale assai manifestamente mostra lui ancora nello stato della grazia non esser tornato, e per questo aver avuto in lui forza il sospettare de' consigli della ragione.

La viltá e dispiacimento di e la vera umilitá, che servono e notricano l'affecto della povertá ne l'anima. Con questa fede e speranza, accesi di fuoco di caritá, saltavano e saltano e' veri servi miei fuore delle ricchezze e del proprio sentimento.

Gloriera'ti tu della viltá e ignavia di coloro li quali, percioché di molti loro avoli si ricordano, vogliono dentro da te della nobiltá ottenere il principato, sempre con ruberie e con tradimenti e con falsitá contra quella operanti? Vana gloria sará la tua, e da coloro, le cui sentenzie hanno fondamento debito e stabile fermezza, schernita.

Ché chi non appetisce la signoria o la prelazione, non temono di perderla, ma riprendono virilmente; ché chi non si sente ripresa la coscienzia da la colpa, non teme. E però non era tenebrosa questa margarita negli unti e cristi miei, de' quali Io t'ho narrato; anco era lucida, ed erano abbracciatori della povertá voluntaria e cercavano la viltá con umilitá profonda.

Sono adunque, intorno alla allegoria del presente canto, principalmente da considerare tre cose: delle quali è la primiera qual ragione possa essere per la quale esso di notte cominci il suo cammino; appresso è da vedere donde potesse nascere la viltá, la qual dimostra nel dubbio il quale muove a Virgilio; ultimamente è da vedere qual cagione movesse Virgilio, e perché del limbo, a venire nel suo aiuto.