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Sul pontile non c'erano viaggiatori curiosi: solo due marinai della «Lacustre» pronti ad afferrare le gomene lanciate dai loro compagni di bordo. Sbarcato con la sua valigia in mano, Perez si guardò intorno, un poco imbarazzato: Lodovico gli aveva scritto che lo avrebbe rilevato all'approdo, e non si vedeva nessuno. Non c'è una carrozza? Un omnibus d'albergo? domandò a uno dei marinai.

Su quel vasto letto, in quella brutta camera d'albergo si esercitava la pressione del porto tutto catrame, fumo, carbone, antenne, sole accecante ruvidissimo nelle alberature, polvere salata, scricchiolio di ruote, carri, carrucole, peso dei cavalli monumentali e dei carriaggi sul selciato di bragia, treni di piombo ripiombanti sulle rotaie e odori furenti. Ero torturato, inquieto.

La donna all'oste domandò se questo modo d'albergo è nuova usanza o vecchia, e quando ebbe principio, e chi la pose; e 'l cavalliero a lei così rispose: 83 Nel tempo che regnava Fieramonte, Clodione, il figliuolo, ebbe una amica leggiadra e bella e di maniere conte quant'altra fosse a quella etade antica; la quale amava tanto, che la fronte non rivolgea da lei, più che si dica che facesse da Ione il suo pastore, perch'avea ugual la gelosia all'amore.

Che aveva scherzato?... che aveva fatto per chiasso?... E lei, che cosa avrebbe potuto rispondere? Se scherzavi tu, sapevi che non scherzavo io. Sapevi ohe ti davo, coll'anima, il mio sangue, il mio onore, e ti sei comportato con me, con la nipote di tuo padre, in casa tua, come con una servaccia d'albergo.

Attribuivo il malessere di miss Yves alla sua emozione e allo sforzo di reprimerla! per cui le mie angustie non erano senza molta speranza che ella si rimettesse prontamente. Soletto in una camera d'albergo, andavo pensando alla mia situazione. Quando potrei veder Violet? Quando sarebbe bene di parlare al dottor Topler? Perchè intendevo fare la mia confessione a lui; ciò che gli avevo udito dire del matrimonio di suo fratello m'inanimava. Pensai pure a casa mia dove non avevo ancora scritto, alle meraviglie che farebbe mio fratello vedendosi arrivare una lettera da Eichstätt; pensai agli uffici pubblici che tenevo nella mia citt

ella rispose; intascò ogni cosa, pagò, uscì. L'esodo era finito. Di a poco ella si trovava sola nella sua triste camera d'albergo. E pioveva, pioveva sempre.

La prima cosa che feci, entrando nella mia camera, fu di vedere se rispondeva alla gran fama della pulizia olandese. Rispondeva, ed è tanto più da ammirarsi in una camera d'albergo, quasi sempre occupata da gente profana a quello che presso gli Olandesi si potrebbe chiamare il culto della pulizia.

Per spedir telegrammi, per impastar francobolli sulle buste, per mandare a ricevere vaglia postali eragli di sufficiente aiuto il sor Paoleto suo suocero, un ometto svelto e discreto che sapeva tacere, quando vedeva l'acqua di Vichy più torbida, e sapeva in un altro momento raccontare mille storie, aneddoti e reminiscenze della sua vita di teatro e riportare i piccoli pettegolezzi d'albergo, di cui l'illustre genero si dilettava nei momenti di lingua meno sporca.

In viaggio, ogni volta che ho passata la notte a scrivere in una camera d'albergo, allo scoccare delle undici ho detto tra me, con tristezza: Oh! se sentissi picchiare nel muro, quanto lavorerei più volentieri!

Seppi poi che a Barcellona v'è un gran numero di camerieri d'albergo, di fattorini da caffè, di cuochi, di servitori d'ogni genere, piemontesi, la maggior parte della provincia di Novara, che andarono in Spagna da ragazzi, e che parlano codesto gergo orribile, misto di francese, d'italiano, di castigliano, di catalano, di piemontese, non con gli Spagnuoli, s'intende, perchè lo spagnuolo lo hanno imparato tutti; ma coi viaggiatori italiani, così, per vezzo, per far vedere che non hanno dimenticato la lingua patria.