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3. Il frammento Barberiniano-Vaticano XLV, 101 (ant. 1729), di sole 4 carte, aggiunte al Commento latino di Pietro di Dante. È anche esso del 300. Lo pubblicò il Crocioni nel Bullettino della Societ

Il povero Sileno tremava a verghe; un sudor freddo gli sgocciolava dalla fronte giù per le gote paffute; e tra spinte e sponte andava pure innanzi, facendo crocioni in aria, l’un dopo l’altro, e borbottando parole latine. Giunto a poca distanza dalla porta temuta, si fermò, e tirandosi a fianco qualchedun altro, disse alla brigata:

Recata al frate fu la stola tosto: l'empio guascone in ginocchion s'è posto. Comincia i crocioni e le parole l'abate pio, che gli occhi stralunava. L'indegno di veder luce di sole con le sue nocca il petto si picchiava. Finí l'uffizio, quando finir suole. L'abate all'amalato dimandava com'egli stesse e come si sentisse. L'empio teneva in lui le luci fisse,

L'abate aveva un suo destrier de' magni, che saria stato un bel presente a un duca. Non era tempo a pensare a' sparagni: bardato fe' che il bel corsier s'adduca. Mille baci il guascone appicca ai frati: sale a caval con gli occhi imbambolati. L'abate i crocioni rinnovella, dicendo: Andate in nome del Signore! Rispose Filinoro: Ho il corpo in sella, ma nelle vostre man rimane il core.

Ipalca l'assa fetida le appresta e le fa crocioni sotto il mento. Col fumo della carta la molesta, e con una raccolta le fa vento. Mise un gran mugghio alfin la disperata, traendo calci come spiritata.

Il cantiniere alla sua cella smuccia, e spilla un vin da far andare un morto, certo Filinor gli fece torto. Non si può dir de' frati l'allegrezza per il miracol nato ad evidenza. Quel sacconaccio di scelleratezza tutto asseconda con somma avvertenza; e quando mostra d'essere in tristezza, e di sentirsi ancora inappetenza, donde rinnova il frate i crocioni, pel guasto universal de' suoi capponi.

Mattia s'avvide come il tapino stesse per isvenire; e levato in alto l'aspersorio, per dargli il tuffo, segnava a destra ed a manca croci e crocioni, mormorando certe parole da incantesimi; quando un grido come d'uomo irato, gli ruppe l'atto e la voce.

Qui andaron al tinel, dove parate son le vivande, ed altro ch'uova sode! Pasticci si vedean, marmite piene, zuppe, salvaticine ed ogni bene. Qui stava Berta dal gran piè, consorte del conte Gano ne' secondi voti; Baldovin figlio, e della nera sorte due frati grassi, in cèra assai devoti, che facevan crocioni in sulle torte.