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Il domestico di Diego asseriva invece; «che la marchesa Tiani non si era mai staccata dal marito e si trovava alla villetta anche la notte dell'assassinio: raccontò la passeggiata furiosa fatta in quel giorno in carrozza col padrone, il loro ritorno a casa ed aggiunse che sebbene il marchese, contro il solito, lo mandasse a coricarsi non avendo più bisogno dei suoi servigi, egli non si era ancora posto a letto, allorchè rintronò uno sparo, che lo fece accorrere nell'appartamento del padrone; ma nel corridoio incontrò Clarina ed uno sconosciuto, che si slanciavano verso le stanze della marchesa.

Non so che cosa fossi per risponderle. In quel momento si udiva un fruscio sulla ghiaia del giardino, e Clarina appariva sull'uscio del salotto per annunziare una visita, anzi due in un punto. Gi

Clarina interrogata disse: «che da qualche tempo la marchesa Adriana non andava più d'accordo col marito, che spesso l'aveva sorpresa a piangere, ed un giorno alfine la sua padrona aveva dichiarato che voleva tornare presso il padre. «Sosteneva che la notte dell'assassinio non si trovavano alla villetta

Gabriele non ebbe più la forza di aggiungere parola: si allontanò col suo prezioso peso, seguito da Clarina piangente, smarrita. La notte avrebbe protetta quella fuga singolare. Maria non dette il minimo segno di debolezza, neppure quando rimasta sola, si mise a frugare il cadavere di Diego. Era dominata da un'idea fissa e compiva la sua opera con ostinazione, con fermezza.

Il tuo primo torto, Serafina, fu quello di andare al ballo senza mio permesso secondo torto, ballare tutta la notte con tuo cugino Raimondo terzo torto, accettare da lui una cena quarto torto.... A proposito di torti.... se andassimo a mangiare una dozzina di tortelli..!? Per un tuo sguardo, Clarina, darei, se li avessi, tutti i tesori della terra...! E non li hai!... peccato!...

Ah! soffro tanto... non ne posso più, vorrei morire. Non dica così... ah! se potessi trovare un mezzo per consolarla... ma non so che volerle bene... offrirle la mia povera vita... Buona Clarina, sei sempre tu quella che mi rende la forza che sta per mancarmi: che Dio ti benedica. Discorsero a lungo e quando la cameriera la lasciò, Adriana sembrava più calma.

Intanto al rumore della detonazione, erano accorsi Gabriele, Clarina ed il domestico di Diego. Il servo dato una rapida occhiata alla scena drammatica, se la svignò quasi subito. Clarina era accorsa al letto della sua padrona, che non dava segni di vita. Gabriele veduto il corpo sanguinoso di Diego, afferrò bruscamente per un braccio la guantaia, chiedendole con voce commossa, tronca.

Questo dialogo aveva avuto luogo in un salotto presso la camera, dove era stata posta Adriana, che rinvenuta, si lasciava spogliare macchinalmente da Clarina, guardandola con occhi sbarrati, senza riconoscerla.

In ogni atto e costume, Gentil, soave ell'era; Più bella ancor la sera, Quando, disciolto il crin, Della lucerna al lume, Con agil man seguiva La pulce che fuggiva Dal niveo petto al lin. Rivedo e bacio alfine Le cifre desïate, Le note profumate Che la sua man vergò; Fra i monti e le colline Fra i boschi e i laghi errante, Al suo lontano amante Clarina ancor pensò.