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Quell'infelice vittima di un vile seduttore, è Maria, la bella guantaia di Porta Vittoria, una fanciulla che aveva fama di onestissima. Tu puoi mandarla chiamare colla scusa di fare degli acquisti. Adriana si alzò tremenda per sangue freddo, bella di un livido pallore. Hai ragione disse lo farò tosto.

Ah! tenetevelo caro il suo cuore replicò la contessina con tale inflessione di voce, che fece trasalire la guantaia soltanto pregate il vostro sposo di essere più prudente e non parlare con tanta leggerezza di voi cogli amici. Poi, colla massima disinvoltura: Siamo intese, mia cara, tengo i guanti per me: la mia cameriera passer

Per alcuni giorni nessuno si recò al negozio di Maria a riportarle gli abiti ed a riprendere il costume da maschera. La bella guantaia si era fatta triste e pensierosa, tanto che Annetta non potè a meno di accorgersi che qualche cosa di strano avveniva in lei e l'interrogò con somma dolcezza, accarezzandola come quando era bambina.

La guantaia uscita di carcere, trovò la popolana, che l'attendeva in una carrozza per tornarsene alla loro modesta casa, non volendo Annetta più saperne d'ospedale, dopo aver ricuperata la creatura, che era tutta la sua vita, il suo amore.

Si tenevano stretti stretti per la mano, si guardavano muti, sospesi in un'onnipossente ebbrezza, dimenticando le sofferenze passate, l'infame tranello stato loro teso. Un sospiro profondo della bella guantaia li strappò a quell'estasi. Credi tu adesso alla mia innocenza Adriana? sussurrò Gabriele, fissandola con uno sguardo pieno d'amore.

Ed era molto, molto stanca; si sedeva appena giunta e non si alzava se non per uno sforzo visibilissimo. Dalla sua guantaia, aveva chiesto un cordiale, un po' di liquore, e aveva trangugiato un bicchierino di cognac, ch'era parso animarla un istante. Risalì in carrozza, e si fece condurre alla stazione di Piazza Principe.

La popolana appariva vivamente commossa, mentre la giovane guantaia rimaneva impassibile, come se la cosa non la riguardasse. ... lo tengo sempre esclamò Annetta Maria, guarda nel secondo cassetto del canterano, in quella scatola di cartone giallo; lo troverai. La giovine obbedì senza dimostrare molta emozione.

A prima vista l'aveva riconosciuta, ma esaminandola attentamente, si stupiva dei guasti avvenuti in così breve tempo nella sua fisonomia, in tutta la persona. Dov'era quella splendida bellezza che per un istante l'aveva affascinato, di cui si parlava spesso tra i giovani gaudenti milanesi, che non erano riusciti a conquistarla? Di Maria, la bella guantaia, non rimaneva che l'ombra.

Sapete a cosa penso? -disse dopo un momento di espressivo silenzio, appoggiandosi con un gomito al banco, mentre la guantaia rimetteva in ordine alcune scatole negli scaffali. Che volete che sappia se non me lo dite. rispose volgendosi a riguardarlo. Penso che si deve essere molto felici amati da voi. Un vivace rossore salì alle guancie di Maria: ella alzò graziosamente le spalle.

Annetta aveva offerto al giovane da sedere, ma egli rimase in piedi, appoggiato alla tavola, fissando gli sguardi ardenti su Maria, che non potè sostenerli, si sentì venir meno... Sapete chi sono? chiese egli lentamente... No, lo ripeto, non vi conosco, rispose tremante Maria. Mi chiamo Gabriele Terzi. Un grido sfuggi dalle labbra della guantaia.