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La fanciulla depose il bicchiere sulla tavola, proruppe nuovamente in un dirotto pianto, e Teresa, sconcertata e dolente, procurò di consolarla. Emilia le fe' cenno colla mano, che desiderava restar sola, e pianse sempre più forte. Un lieve colpo battuto alla porta non permise alla vecchia di lasciarla al momento.

Altro che parere in punto d'andarsi in volta col cervello! Bianca parlava di suo padre, che voleva sacrificarla, calma, affettuosa, e diceva di volersi far monaca per togliersi da questo mondo, che non le era parso mai bello. Le altre due le rispondevano, ingegnandosi di consolarla; ma il discorso era così avanti, che la contadina non ci si poteva raccapezzare. Quanto avrebbe dato, pur di sapere tutto quello che avevano detto! Ad un tratto le parve che Margherita volesse muoversi; ed essa togliendosi di l

Essa rispose con tutte le sue lacrime, che Ezio sentì cadere così spesse e così calde sul viso che, dimenticando stesso si fece a consolarla. Povera Flora disse commovendosi, mentre lasciava scorrere la mano tremante nel fitto dei folti capelli, come se cercasse con quella carezza di darle un segno dell'antica fratellanza: Ti faccio piangere troppo, povero cuore. So che mi volevi bene, povera Flora, è un castigo grosso... ma ci vorr

Adele Cima si morsicò il labbro inferiore: poi domandò: Come si chiamava? Questa russa? Natalia. Che bel nome! Vi pare? Il mio è così brutto, non è vero? disse ella venendo a lui, con una espressione di malinconia che lo turbò. Adele? Ma Adele vale mille volte più di Natalia egli esclamò, volendo consolarla subito. Eh, no! diss'ella, tristemente è un brutto nome. A me piace immensamente, cara.

Ma non è così. So che i miei giorni sono contati. E attendo senza timori che Dio mi chiami. Ma il mio povero Mattia.... lasciarlo, lasciarlo così! Don Letterio aveva procurato di consolarla con dolci parole: La Provvidenza non abbandona mai i buoni! Anche Mattia trover

Chi era? Perchè piangeva? Che cosa doveva dirle per consolarla? Dal cuore non gli veniva alcuna parola, e la lasciava piangere, annoiato, seguendo con l'orecchio il ritmo di quel singhiozzo soffocato e guardando con curiosit

Era la prima volta ch'egli la chiamava col suo nome. Ella si coprì la faccia e pianse. Egli non tentò di consolarla. Dopo qualche tempo le disse: Siediti. Ed ella sedette sull'erba e continuò a piangere. Mi ami dunque tanto? chiese egli. Perdutamente, disse lei, alzando a lui i miti occhi inondati di lagrime. Egli le sedette accanto. E sai che io ti amo più della mia vita? disse.

A distrarla, o a consolarla, non contribuivano certo le visite, frequenti da principio, poi fatte più rare, di Prospero. In quelle occasioni tutti i preti del vicinato erano a pranzo al Palazzo.

Il Galli, a quell'atto, si calmò subito: sentì, capì di essersi lasciato trasportare da un risentimento intimo, inesplicabile, ingiusto, e di nuovo cercò di calmare la signora, di consolarla: "Sarebbe andato quel giorno stesso dal Vigliani. Per parte sua non avrebbe risparmiato tempo, cure, indagini, per esserle utile. Quanto poteva fare, lo avrebbe fatto, con tutto il cuore!..."

A quello schietto dolore, egli non resse. Le prese le mani, l'abbracciò, cercò di consolarla con una quantit