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E trascinandosi sino al letto, con uno sforzo che dopo la fece piangere, attaccò al bastone della spalliera una piccola calza bucherellata. La Bettina in tutta la giornata tornò a casa due volte e poi riescì per accompagnare Malia che faceva Venere, in Orfeo. A notte la piccina, che sonnecchiava, udì una voce maschile su per le scale e la voce di Malia. Diceva Malia: Addio... ciao... grazie...

Monsieur Crispì, che rosicchiava la cornice della credenza, vedendo il Richard, col quale non andava, d'accordo, si fermò, lo fissò, gonfiò le penne, drizzò tutta la cresta, e ciao: una chiazza, bianca sul pavimento. Giacomino tenne duro; la verit

E quale castigo, o signori carcerieri, riuscirebbe mai a tappare la bocca ai prigionieri subito dopo la sveglia e mentre squilla la campana del silenzio? Voi sentite mille bocche in una volta che si scambiano dei buon giorno commoventi, degli addii pieni di cuore, dei saluti che inchiudono il «coraggio!» o il «non pensarci che passeranno anche questi mesiCiao, Biscella! Addio, Lumaghin!

Sento squillare il campanello. Oh Dio! sono le sorelle Marri che vengono a prendermi!.. Mi tocca andare allo stabilimento, in mezzo a la gente chiassosa e lieta!.. Come rifiutarmi se non c'è mezzo di resistere alle insistenze di queste ragazzone?.. Coraggio, e via. E si scherzi e si rida e si ricevano gli omaggi degli oziosi e si accarezzi la speranza d'un avvenire brillante con l'accettare lo sfacciato omaggio del fatuo e ardito Svarzi. Ciao, cara; e te beata che vivi tranquilla in codesto collegio, via della societ

Ma basta per oggi. Ciao carissima; ciao egoistona, che per amore del tuo cattivo orgoglio, hai avuto il coraggio di abbandonare la povera Finito di scrivere, Lucia, piegò il foglio in due, lo chiuse nella busta e fece l'indirizzo, quando il fischio acuto e prolungato della fabbrica, richiamò gli operai al lavoro. «Gi

Oh! per amore gemeva piangendo. In quali mani sono mai capitata!... Verso le quattro del pomeriggio ella udì giungere su la viottola un carro pesante, le cui assi cigolavano rotolando nella mota. Quando questo fu presso la porta, sostò all'improvviso ed il cavallo soffiò dalle narici il fiato grave. Poscia echeggiò un grande colpo di scuriata. Ciao, Lena gridò la voce del mugnaio.

Marliani stese la mano al marchesino Sappia a cui disse: Ciao, poi al contino che inchinò e così si lasciarono. Appena usciti si schiuse pian piano l'usciolo di contro a quello per cui se n'erano andati i due giovinetti e ne uscì la faccia da luna piena della signora Bibiana, che rideva come una donna in gallovia. Essa venne ad abbracciare il Marliani dicendogli: Sei un gran birichino.

Si procede... riscontriamo un ferito che vien trasportato a braccia alla vicina ambulanza... Ciao ragazzi, ci dice, viva la Repubblica e noi si procede ancora e vediamo il prode capitano Vichard, capo di stato maggiore del Bossak, dilaniato da cinque ferite. Portalo all'ambulanza Mi grida il tenente. Ma... Poi ci raggiungerai... tu sai dove siamo!

In letto, con una coperta che non lo copriva completamente da una parte dall'altra, sembrava un enorme cetaceo a mezz'acqua. Si voltava faticosamente come un pachidermo. Federici si metteva sul fianco, con un libro in mano, in una posizione da ricevere la luce sulle pagine e continuava la lettura per un'altra mezz'ora. Poi mi diceva: Ciao, Paolino, dormi bene. Ciao.

Il povero Battista fu talmente commosso di queste mie parole, che per divenne rosso e smorto, balbettò un ciao te ringrassi, mi prese la mano nelle sue, me la dimenò un pezzo, schiacciandola come una spugna, guardandomi con due occhi pieni d'acqua. Dopo aver inghiottito mezzo il pomo d'Adamo, uscì a dire con voce romantica: Se sapessi come ci vogliamo bene!