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Poi, gli occhiali verdi, e sotto il braccio, altro oggetto da cui non si separava mai quasi neppur in casa, un ombrellone verde, che teneva sulle ginocchia, come un bambino a cui facesse la nanna, anche quando scriveva i suoi articoli. Come va, figliuola? domandò all'artista famosa, cui tutti parlavano con ossequio e trepidando, in un tuono che sembrava parlasse alla più umile delle mortali.

Gasparo era, e con ragione, una di quelle figure che un romanziere francese avrebbe pagato a peso d'oro per poterne fare il suo "Brigant Italien" e fotografato da Bernieri il suo ritratto, avrebbe prodotto assai maggior lucro all'artista, che quello di qualunque sovrano d'Europa. Bernieri, Maggiore e fotografo a Torino.

Ma proprio in quel punto messer Dardano Acciaiuoli lo prendeva amorevolmente per un braccio. Vedete, Tuccio, com'è bello quest'angiolo! diceva il vecchio gentiluomo. Se si potesse muovere un rimprovero all'artista, ignorando quello che egli ha voluto fare, si direbbe che è troppo bello, per rappresentare lo spirito del male.

Passiamo molte ore a veder lavorare i pittori. L'Ussi ha fatto un bello schizzo del gran ricevimento, in cui è colta meravigliosamente la figura del Sultano; il Biseo, pittore valentissimo d'architettura orientale, sta copiando la facciata della casetta del giardino. Bisogna sentire, per divertirsi, i soldati e i negozianti di Fez che vengono a vedere quel quadretto. Vengono in punta di piedi alle spalle del pittore, guardano facendo cannocchiale della mano e poi quasi tutti si mettono a ridere come se avessero scoperto qualche grande stranezza. La grande stranezza è che nel disegno il secondo arco della facciata è più piccolo del primo, e il terzo più piccolo del secondo. Digiuni come sono d'ogni idea di prospettiva credono quella ineguaglianza un errore, e dicono che i muri sono storti, che la casa balla, che la porta è fuori di posto, e ne fanno le alte meraviglie, e se ne vanno dando di ciuco all'artista. L'Ussi è più stimato dopo che si sa che è stato al Cairo e che ha dipinto la partenza della grande carovana per la Mecca, d'incarico del Vicerè, che gli diede quindicimila scudi. Dicono però che il Vicerè è diventato matto a pagare quindicimila scudi un lavoro in cui, a metter molto, l'artista avr

Tutte quelle tinte miti si fondevano in un tutto armonioso, che accarezzava dolcemente l'occhio e faceva da cornice a una stupenda figura di giovinetta che, seduta davanti all'artista, sopra un ripiano di legno, servivagli di modella per una Desdemona. Ella arrossì lievemente vedendo entrare un estraneo e sollevò il capo dai guanciali che le facevano da sostegno.

Michele La Spina è modesto , ma non inconsapevole del suo valore. E in quei giorni di scoraggiamento e di lassezza, che sopravvengono anche ai più audaci e ai più forti, quando sembra che tutto crolli dattorno all'artista e stia per naufragargli in petto, con la fede nel proprio valore, fin l'amore dell'arte, io credo che gli baster

Lina lo fece subito passare nella sala dove si trovava Antonietta. Roberto rimase in un salotto a confabulare con Lina. Buona sera, mia cara! disse l'abate, tendendo la mano all'artista, che era quasi sepolta fra alcuni guanciali, in atteggiamento languidissimo. Buona sera, mio caro... maestro! rispose Antonietta, con voce spenta. Desiderava appunto di vederlo... Ho bisogno di lei!

Bemolle aggrottò le ciglia colla sua più severa aria d'uomo d'affari: e Fräulein disse: «Sprechen wir Deutsch.» E difatti parlarono tedesco, a grande divertimento dell'impresario parigino, che era nato a Klagenfurt. Dopo lunga lettura e svariate considerazioni, Bemolle si rivolse sempre col cipiglio dell'intenditore all'impresario: Qui dite: il trenta per cento all'artista?

Dopo alcuni passi incerti, mentre Adolfo la guardava con occhio spento, Loredana riacquistò forza, mosse francamente, passò vicino all'artista, il quale rimirando il pastello e la giovane, sentì d'amarli ambedue.... Adolfo rimase immobile accasciato sulla sua panca; d'un tratto, il rimorso gl'invadeva l'animo, lasciandolo con la bocca aperta, in un'espressione di smarrimento ebete.

Irene, la più attempatella delle tre, conservava ancora tanta freschezza da nascondere sotto il maestosissimo portamento gli anni che aveva di più delle compagne. La sua bellezza era tale da poter servire di modello all'artista cui piacesse ricordarci le antiche e severe matrone della Roma dei Cincinnati.